Durante il mese di giugno 1848 le truppe austriache riconquistano il Veneto, liberandolo dalle truppe pontificie e dai numerosi gruppi di volontari.
Il feldmaresciallo Radetzky decide di utilizzare le migliaia di uomini non più impegnati in assedi e battaglie per formare un nuovo corpo d'armata, il 4°.
Tale corpo si forma a Legnago e dintorni; suo compito sarà, sbucando da Govèrnolo, di colpire l'ala destra dell'esercito piemontese e, unitamente alla guarnigione di Mantova, respingerlo verso Goito, come già avvenuto il 29 maggio con i tosco-napoletani.
L'11 luglio suo comandante è il general maggiore von Culoz e le sue truppe comprendono:
- brigata general maggiore principe Francesco Liechtenstein (3.400 uomini)
2° battaglione reggimento confinari Banato tedesco n. 12
1° e 2° battaglione reggimento di fanteria Haynau n. 57
2 squadroni reggimento ulani arciduca Carlo n. 3
batteria d'artiglieria a piedi n. 6
metà (3 pezzi) batteria d'artiglieria a cavallo n. 9
- brigata general maggiore conte Augusto Degenfeld (3.600 uomini)
1° e 2° battaglione reggimento di fanteria Nugent n. 30
1° e 2° battaglione reggimento di fanteria principe Emilio n. 54
2 squadroni reggimento ulani Imperatore n. 4
batteria d'artiglieria a piedi n. 13
- brigata colonnello conte Draskovich (ad interim) (2400 uomini)
1° battaglione 2° reggimento confinari Banale n. 11
1° e 2° battaglione reggimento di fanteria Piret n. 27
batteria d'artiglieria a piedi n. 17
- riserva (600 uomini)
metà (3 pezzi) batteria d'artiglieria a cavallo n. 9
2 pezzi batteria d'artiglieria pesante n. 6
batteria razzi n. 7
riserva di munizioni
2 squadroni reggimento dragoni Boyneburg n. 4.
Il primo, imprevisto, compito per le truppe è di soccorrere l'isolata guarnigione di Ferrara, a corto di viveri.
Nella notte fra il 12 ed il 13 luglio si avvia a Ferrara la brigata Liechtenstein; ha rinunciato alla mezza batteria a cavallo n. 9, ma è stata rinforzata con un equipaggio da ponte, un distaccamento di pionieri e con reparti della brigata Degenfeld (2 battaglioni di fanteria principe Emilio ed uno del reggimento Nugent).
Senza problemi, varcherà il Po a Ficarolo, Occhiobello e Polesella.
Le restanti truppe del 4° corpo d'armata si concentrano a Nogara il 14 luglio e nel giorno seguente il general maggiore von Culoz entra in Mantova per concordare le future operazioni con il governatore, generale di cavalleria Gorzkowski.
In questo periodo l'esercito del re Carlo Alberto di Savoia ha ripreso le attività, avvicinandosi ad ovest di Mantova il 13 luglio con la 2° divisione.
Nei giorni seguenti questa sarà rinforzata da truppe lombarde, mentre le zone ad oriente e prossime alla città verranno occupate dalle brigate Guardie, Piemonte, Aosta e Cuneo.
Avuta notizia di queste operazioni, il generale Gorzkowski ordina al principe Liechtenstein di retrocedere su Govèrnolo e, per proteggere l'importante luogo, il 15 luglio vi manda una compagnia di fanteria, mentre altri distaccamenti vigilano lungo il Mincio, tra Mantova ed il paese.
Il giorno dopo a queste truppe subentrano altre, appartenenti al 4° corpo d'armata:
una compagnia del 1° battaglione del 2° reggimento confinari Banale n. 11 occupa Formigosa, altre tre dello stesso reparto entrano in Govèrnolo con 4 pezzi della batteria d'artiglieria a piedi n. 17, scortati da un drappello del reggimento ulani arciduca Carlo n. 3.
I confinari sono contadini-soldato che, in cambio della terra loro concessa, hanno l'obbligo di difendere i confini tra l'impero austriaco e quello ottomano. Appartengono alla fanteria leggera, indossano pantaloni attillati, il loro copricapo è cilindrico; quelli del 2° reggimento Banale n. 11 hanno mostrine e filettature cremisi e bottoni bianchi. Sono slavi d'Illiria; in patria la loro guarnigione si trova a Petrinja e fanno parte del comando generale di Banal, come il 1° reggimento n. 10, che si differenzia per i bottoni gialli.
Le 4 compagnie a difesa del Mincio sono agli ordini del maggiore Gerone Rukavina, nativo di Vidovgrad;
le altre 2 compagnie del battaglione sono entrate in Mantova il 16 luglio, aggregandosi alla guarnigione.
Gli ulani arciduca Carlo sono slavi della Galizia; il loro caratteristico copricapo (czapka) è rosso scarlatto, gialli sono i bottoni dell'uniforme. Il drappello governolese è agli ordini del sottotenente principe Taxis.
L'artiglieria comprende uomini di varie nazionalità; il reparto in Govèrnolo è comandato dal tenente Franz e si compone di 2 cannoni con proiettili pieni da 6 libbre, 2 obici con proiettili da 7 e dei relativi 4 carri di munizioni.
Il passaggio della colonna Liechtenstein a sud del Po è stato subito segnalato dalle allarmate popolazioni al quartier generale piemontese. Questo decide d'intercettare tale colonna nella zona ferrarese e per questo è incaricato il tenente generale Eusebio Bava, comandante del 1° corpo d'armata.
Il 16 luglio riunisce a Goito varie truppe già stanziate a Roverbella e Marengo:
- brigata Regina (maggior generale Ardingo Trotti), composta dai reggimenti di fanteria 9° (colonnello cav. Lorenzo Dinegro) e 10° (colonnello cav. Nicola Abbrate);
- 1° compagnia del 2° battaglione bersaglieri (già 2° antica; capitano Giuseppe Lions), alla quale sono aggregati una ventina di volontari liguri (capitano avv. Luigi Corsi);
- 6° batteria d'artiglieria da battaglia (capitano Federico Serventi);
- 2° batteria d'artiglieria a cavallo (capitano cav. Demetrio Della Valle);
- reggimento Genova cavalleria (colonnello cav. Flaminio Avogadro di Valdengo).
Pernottato a Castellucchio, la colonna raggiunge Borgoforte il 17 ed apprende che le truppe di Liechtenstein hanno riattraversato il Po, dopo aver ricevuto ordine in proposito nel mattino del 15.
Per non tornare a mani vuote dalla spedizione, il generale Bava decide di raggiungere Govèrnolo, espugnare la posizione e completare l'accerchiamento di Mantova. L'operazione non può avere successo con il solo attacco da occidente, perchè il paese è difeso da un fiume inguadabile e le truppe piemontesi non hanno equipaggio da ponte.
Bava decide di attaccare da ovest, ma con lo scopo di concentrare su di lui l'attenzione dei difensori, mentre bersaglieri e volontari, sbarcati oltre la confluenza del Mincio nel Po, dovranno assalire l'avversario sul fianco sinistro e calare il ponte levatoio, consentendo al resto delle truppe d'invadere il paese.
Due tra le più grandi imbarcazioni riunite dall'ing. Eulogio Zanardi per il passaggio del Po accolgono gli uomini di Lions e Corsi. Questi hanno avuto dalla guardia civica di Borgoforte alcuni tamburi, così da simulare, dopo lo sbarco, l'avanzata di grossi reparti di fanteria.
Con il loro carico ben nascosto le imbarcazioni iniziano la discesa del fiume, mentre il resto delle truppe lascia Borgoforte verso le 6 del mattino.
Dopo un breve tratto di cammino il generale Trotti, con il 10° fanteria e la seconda metà (3° e 4° sezione) della 6° da battaglia (tenente Demetrio Felice Spalla), segue la strada di Bagnolo S. Vito, dirigendosi all'argine del Mincio; il resto della colonna prosegue sulla strada presso il Po.
All'altezza di Correggio Micheli il generale Bava suddivide ancora le sue truppe:
due battaglioni del 9° fanteria e la 1° sezione della 6° da battaglia (tenente Antonio Sangiorgio) seguono la via che li porterà dirimpetto a Govèrnolo; in coda ci sono la 2° batteria a cavallo ed il reggimento Genova cavalleria;
la colonna di destra comprende un battaglione del 9° fanteria e la sezione della 6° da battaglia comandata dal tenente cav. Paolo Biandrà di Reaglie. Dovrà seguire la strada che si avvicina a Govèrnolo da sud, presso l'argine.
Precedono la colonna del generale Trotti la 1° compagnia cacciatori del 10° fanteria (capitano Marchina), seguita dalla 1° granatieri. Sono queste due compagnie le prime a sparare contro i confinari alla destra del Mincio, che subito ripassano il fiume, alzando il ponte levatoio.
Sono circa le 10,30 quando le tre colonne piemontesi si approssimano a Govèrnolo. Mentre Genova cavalleria e la 2° batteria a cavallo fungono da riserva, gli altri reparti iniziano a schierarsi lungo gli argini. Protetta da questi, l'avanguardia del 10° fanteria inizia a sparare contro l'avversario oltre il fiume; poi intervengono i cannoni della colonna Trotti. I loro primi colpi sgombrano dai confinari le finestre delle case prossime al ponte; altri raggiungono i pezzi austriaci che sparano a mitraglia contro i fanti sugli argini. Nel duello intervengono i restanti pezzi della 6° da battaglia; una granata piemontese scoppia accanto al pezzo vicino al ponte: restano colpiti 6 cannonieri, gli altri fuggono. Il recupero del pezzo è impossibile per il fuoco avversario ed i cavlli necessari scarseggiano; alcuni sono feriti, altri lo saranno, diventando una decina a fine combattimento.
Il fuoco dura da quasi un'ora quando si odono i ripetuti squilli delle trombe dei bersaglieri. Sbarcati senza problemi e percorso celermente l'argine, ora corrono verso le case, disorientandone i difensori.
Seguiti dalle grida di gioia dei compagni al di là del fiume, bersaglieri e volontari entrano in paese ed il tenente Luigi Testa, con alcuni soldati, si dirige al ponte, fra gli spari. Dopo qualche istante e con l'aiuto del governolese Comini, il ponte levatoio viene calato. La fanteria non indugia ad attraversarlo, poi tra questa si fa largo il 1° squadrone di Genova cavalleria (capitano cav. Carlo Bracorens de Savoiroux). Seguito dal resto del reggimento, percorre sciabolando la strada verso Mantova, sulla quale fuggono i nemici, colpiti a mitraglia dalla 6° batteria.
Entra in paese anche una sezione della 2° a cavallo ed i serventi, operando come cavalleria, catturano una decina di avversari.
Intanto i fuggitivi si raggruppano verso la Motta, protetti da un canale attraversato da un ponticello.
Il tenente Franz riesce ad allontanarsi con i 2 pezzi d'artiglieria rimastigli, seguito dalla cavalleria e dai carri di munizioni. L'ostacolo del canale e dello stretto varco fa indugiare Genova cavalleria, a tiro di fucile dai confinari. Poi alcuni ufficiali galoppano verso il ponticello: restano uccisi il sottotenente Giacinto Silvio Appiotti ed il tenente Rodolfo Gattinara di Zubiena, è gravemente ferito il tenente Edoardo Brunetta d'Usseaux.
Il loro sacrificio non è vano; altri cavalieri superano il ponticello ed il loro urto costringe gli ultimi difensori alla resa.
La battaglia è durata un'ora e mezza; restano in mano piemontese 2 pezzi d'artiglieria, la bandiera di battaglione del 2° Banale, vari oggetti e cavalli e 360 uomini, compresi 6 ufficiali confinari:
maggiore Gerone Rukavina, ferito;
tenenti Matteo Ergottic e Giovanni Sivkovich;
sottotenenti Michele Bach, Giovanni Cernko ed Ermanno Saponga.
Tra morti e feriti gli austriaci hanno perso 60 uomini.
Le perdite piemontesi sono di 12 morti e 33 feriti, alcuni dei quali non sopravviveranno.
Giunta a Mantova la notizia del combattimento, il generale Gorzkowski ordina al colonnello Draskovich di raggiungere Govèrnolo con 3 battaglioni di fanti e la 9° batteria a cavallo. La colonna incontra i fuggitivi a Barbasso e, conosciuto l'esito dello scontro e la forza dell'avversario, rinuncia a proseguire.
Per la brillante condotta dell'operazione ed il suo felice esito, le truppe piemontesi avranno assegnate il 23 luglio, con l'ordine del giorno n. 26 stilato a Marmirolo, le seguenti ricompense:
5 promozioni, 1 croce di cavaliere dell'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, 1 medaglia d'oro, 48 medaglie d'argento e 46 menzioni onorevoli.
Anche il feldmaresciallo Radetzky non dimentica i suoi valorosi soldati e, fra le varie decorazioni concesse ci sarà una medaglia d'argento di 2° classe per il sottocaporale Paolo Mikich dei confinari, che ha colpito uno degli ufficiali del Genova cavalleria.
Mario Ercole Villa,
Torino 5 luglio 2007
1) Anton Edlen von Hilleprandt "Der Feldzug in Oberitalien im Jahre 1848" Wien 1867 Druck und Verlag von Carl Gerold's Sohn
2) E.(duard) S. (tager) (Edler von) W.(aldburg) "Ereignisse in der Festung Mantua wahrend der Revolutions=Epoche des Jahres 1848" Wien 1849 Druck von Carl Gerold & Sohn
3) (Alexander Troubetzkoi) "Campagnes du feldmaréchal comte Radetzky dans le nord de l'Italie en 1848-49" Paris Furme et C.ie Libraires-Editeurs 1854
4) "Kriegsbegebenheiten bei der kaiserlich-Osterreichischen armee in Italien von 13. Juni bis 9. August 1848" III Abschnitt. Wien Aus der kaiserlich-koniglichen Hof- und Staatsdruckerei 1852
5) L. F. Grull "Feldzug der k.k. osterreichische Armee in Italien im Jahre 1848" Wien, 1860 Druck und Verlag der typografisch-literarisch-artistichen Anstalt
6) "Tagebuch eines in Italien im Jahre 1848 gefangenen osterreichischen Offiziers" Zweiter Band
7) Comando del corpo di Stato Maggiore - Ufficio storico "Relazioni e rapporti finali sulla campagna del 1848 nell'Alta Italia" vol. I Lab. tip. del comando del corpo di Stato Maggiore Roma 1908 vol. II Lab. tip. del comando del corpo di Stato Maggiore Roma 1910 vol. III Stab. tip. della Società Editrice Laziale Roma 1910
8) Mario Zannoni "L'Esercito Austriaco nel 1859" Editrice Militare Italiana 1988 Milano
9) Alan Sked "Radetzky e le armate imperiali - L'impero d'Austria e l'esercito asburgico nella rivoluzione del 1848" Società editrice il Mulino Bologna 1983
Per approfondire le vicende italiane della 1° guerra d'indipendenza una fonte molto utile si trova nella biblioteca veronese di via Cappello. Si tratta di 8 volumi che raccolgono una trentina di pubblicazioni e dal titolo: "1848-49 - La guerra in Italia narrata dagli stranieri".