Un falso storico idrografico riguardante il corso del Po e del Mincio in territorio mantovano


Questo mio secondo volume, intende metter fine ad un falso idrografico messo in atto sul finire del '300, da Francesco I Gonzaga, al tempo in cui portò a termine la modifica al "Serraglio".Un falso venuto alla luce nel secolo scorso in seguito alla traslitterazione di antiche fonti e che avrebbe dovuto essere prontamente e doverosamente denunziato.Evidentemente gli storici interessati alla questione, senza alcun scrupulo, piuttosto che affermare di non riuscire a spiegarsi come mai il corso del Po che, secondo le antiche fonti doveva trovarsi a nord di Governolo, si trovasse ora spostato di un chilometro più a sud, hanno preferito mascherare ulteriormente la verità, dando vita ad un vero e proprio giallo.Nel 1368 i Gonzaga, battuti per la seconda volta in dieci anni dai Visconti, desiderosi di riscattarsi dalla situazione di vassalli a cui i Signori di Milano li avevano sottoposti, contrariamente ai Patti di Modena concordati alla presenza di Carlo IV di Boemia, decisero di portare a termine la modifica del loro sistema difensivo denominato " Serraglio" iniziata mezzo secolo prima dai Bonacolsi.Si trattava di inglobare castello e borgo di Governolo all'interno del Serraglio mediante una modifica dell'idrografia del Po e del Mincio.A quei tempi i siti in questione, si trovano all'esterno del perimetro difensivo di Mantova, essendo situati sulla sponda opposta del Po con il Mincio che sfociava di fronte ad essi.Proprio questa anomalia difensiva era stata la causa da cui era scaturita la disfatta dei Gonzaga.Il progetto di modifica del Serraglio era quello di spostare il corso del Po a sud di Governolo mediante lo scavo di un canale che tagliava longitudinalmente la punta nord dell'isola di S. Benedetto, ed usare poi l'alveo dismesso per allungare il corso del Mincio e farlo sfociare sempre nel Po due chilometri più a valle in località Sacchetta.I lavori si protrassero per oltre un ventennio, e si conclusero con la costruzione di una Chiusa ( 1392) a valle del borgo di Governolo proprio nel punto in cui poco tempo prima vi scorreva il Po.Per i Gonzaga, tale operazione, oltre ad un enorme sforzo finanziario, comportava un rischio tremendo dovendo operare su un feudo imperiale senza autorizzazione, fatto che se scoperti avrebbe fatto scattare l'accusa di fellonia con la conseguente revoca del Vicariato.Da quello che si intuisce dalle vicende accadute in quel periodo, l'imperatore Venceslao ne fu subito informato, anche se non è possibile conoscere quali risvolti abbia avuto la faccenda.Tuttavia dagli accadimenti successivi, si possono ricavare due elementi di grande importanza:a) ciò che sostenne Francesco Gonzaga per difendersi dall'accusa di fellonia;b) la prova che il contenzioso tra l'Impero e i Signori di Mantova, su questa vicenda è rimasto aperto sicuramente fino al 1608.Le argomentazioni sostenute in quel frangente da Francesco, si possono ricavare da quanto ritornellato dagli storici mantovani, che via via si sono occupati della questione a cominciare dall'Aliprandi (1415), dal Platina (1456) e dal Bertazzolo (1609) e cioè che l'unica accusa che gli si poteva imputare era quella di aver fatto costruire un pilone e una rocca al centro di un manufatto preesistente per meglio difendersi dalle mire espansionistiche dei Visconti.Infine per dimostrare che il fiume che bagnava Governolo era sempre stato il Mincio, il Gonzaga affermò che il manufatto in questione era in realtà una Chiusa che serviva a sostentare il Mincio stesso, in maniera da creare uno specchio d'acqua di fronte a Mantova ( lago Inferiore e di Mezzo) e che era stato edificato dalla comunità mantovana fin dal 1198 tempo in cui fu costruita la diga dei Mulini.La tesi, sostenuta dagli storici menzionati, e che rispecchia la situazione attuale, con il passare dei secoli ha assunto una tale credibilità da far pensare che la situazione idrografica di Governolo fosse sempre rimasta immutata fin dai tempi antichi.

Alberto Compagnoni

 

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