Una
chiesa dedicata a « S. Maria Vergine della Motta » (tratto
dal testo Claudio Gobbetti "Governolo un viaggio nella storia"
pag. 91 - 93) In
tutte le Visite Pastorali (V. P.)
eseguite nel 1500 viene citata una certa chiesa dedicata a S.
Maria Vergine della Motta, posta fra la chiesa di Barbasso e quella
di Governolo.[1]
E'
interessante notare come ancora oggi esista una località denominata la
Motta distante un Km. e mezzo a nord-ovest dalla torre, vicino al fiume
Mincio. Forse
questa è la località di tale chiesa. Non dobbiamo dimenticare che nel
territorio mantovano sono frequenti le aziende agricole denominate la
Motta, inoltre in questa località governolese, oggi non vi è traccia alcuna
che faccia pensare all'esistenza di una chiesetta nel 1500. Pur tuttavia
il visitatore apostolico ci descrive nella stessa visita che, ritornando
da questa chiesa, incontrò presso l'argine un oratorio che fece distruggere
per evitare scandali. Questa affermazione ci fa pensare che non dovesse
essere molto lontana dal fiume Mincio, come è ora la nostra azienda agricola
"Motta" vicino a Governolo. Dello
stesso oratorio si può solo sapere che aveva le mura dirute ed era senza
tetto. Di
certo non può essere l'oratorio demolito nel 1951 vicino alla torre. E
che ancora molti governolesi anziani ricordano bene. L'oratorio ricordato
ancora oggi, fu costruito dopo e precisamente nel 1601. La
chiesa della Motta ci viene ulteriormente descritta nella V.P. del Peruzzi[2],
suffraganeo di Bologna, ma visitatore apostolico del Vescovo mantovano
Marco Fedeli Gonzaga attorno all'anno 1576.[3] Viaggiando
verso mezzogiorno, scrive nella visita, la vide dal di fuori rossa, mentre
nella parte superiore del frontale era bianca con croce rossa; mancava
sul tetto la croce di ferro. Dal di. dentro la osservò tutta bianca con
il segno della consacrazione, (cioè già solennizzata sacra da un precedente
Vescovo) mediante croci rosse. Il pavimento era sconnesso per le sepolture.
Nell'angolo c'era infatti la tomba dei Riva, i quali la possedevano. Vi
erano panche e inginocchiatoi per le persone nobili. Il tetto era ben
sicuro. La campana era posta sopra dei pilastri. Vi era un altare di marmo
e uno portatile (probabilmente per qualche processione della Madonna).
Pur
tuttavia doveva essere stata poco ordinata per descrivervi le tovaglie
sporche, piene di macchie e la presenza di sterco d'uccelli che andavano
a dormine nella chiesa. Non
dimentichiamo che siamo nel contesto religioso del 1500... L'arredamento
sacro era determinato da due ceri pasquali, quattro candelabri di legno,
una croce. Riguardo
alle immagini vi erano quelle della Beata Vergine Maria, del Cristo, di
Giovanni Battista, S. Lorenzo, S. Francesco, S. Sebastiano e S. Rocco,
quest'ultimi sulle pareti. Non viene precisato se erano affreschi o quadri.
Origine della "Chiesa della
Motta" L'origine
di tale chiesa campestre ci
viene documentata dalla V.P. della domenica 17 ottobre 1593.[4]
Il Vescovo Francesco Gonzaga giungendo in tale luogo trovò una
lapide del 1313 nella quale vi era scolpito
che un certo Corrado Ripa (nella V.P. del Peruzzi sembra invece Cesare
Ripa) aveva i suoi possedimenti e vi eresse una cappella. Lelio
(?) ne fece costruire un'altra chiamandovi un sacerdote per celebrare.
In
questo secolo era giuspadronata, cioè i proprietari avevano dei diritti
e dei privilegi su di essa. Secondo quanto ci attesta la V.P. 1544[5]
era cappellano di questa chiesa Don Tommaso Araldi, il quale era molto
sordo e percepiva come salario 4 ducati e 2 sacchi di granaglia. Deve
averla trascurata per esservi un lungo elenco di cose mancanti ed una
multa di 20 soldi come persona poco sollecita al decoro. La
V.P. 1553[6] documenta che a celebrare in questa chiesa vi
era Don Battista di Governolo di anni 57. Il
lunedì 31 ottobre è officiata da Don Benedetto. Nel mese di novembre 1555
fu allontanato e sostituito Don Araldi per i suoi problemi d'udito. Nella
visita del venerdì 16 luglio 1568 vi officiava frate Ortensio di S. Cristoforo
di Mantova. Il
proprietario Lorenzo Ripa morì e fu sepolto in questa chiesa in una tomba
di marmo.[7]
La
V.P. del 1674-78 documenta che ad essere crede e proprietario di questa
chiesa era il Capitano Ercole Grossi che ne possedeva le chiavi, abitandovi
vicino.[8]
Una
chiesa dedicata a S. Caterina a « Rottadolla » Tale
chiesa non era parrocchiale ma della cura di Governolo. La provvigione
per il cappellano era di quattro sacchi di frumento e di due sogli di vino. Viene citata nella V.P. 1553,[9]
la quale ci documenta che in quell'anno non vi era il cappellano. Tale
chiesetta serviva per comodità agli uomini di quella corte. Riguardo
alla località di Rottadolla
esiste una azienda agricola in prossimità di Pontemerlano (un piccolo
borgo sulla via Ostiglíese a sette Km. da Governolo, lungo la via Francesco
Rismondo), la quale viene chiamata volgarmente la Rutadura.
Non esistono in questa azienda tracce che farebbero pensare ad una antica
chiesa. |
[1]
V.P.
1544 cc. 12-18, fgt. I. [3]
Come dicasi in « Diocesi di Mantova
» (Storia religiosa della Lombardia). Testi di Roberto Brunelli, editrice
La Scuola, 1986, pag. 119.
[6] V.P.
1553 (18 luglio c. 53), fgt. 3.
[8] V.P. 1674, fgt. 9.
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