... giunti al fine del nostro periglioso cammino
tra le contrade del villaggio Ambulejo
seguiti dalla benevola accoglienza delli abitanti suoi,
seppur minacciati da nubi avverse e lazzi di scherno
di qualche insulso plebeo foresto,
il Sommo Pontefice Leone I,
illuminato dalla luce benevola della Protezionem Civitas "Padus"
invero assai provato dal fardello d'una si' grande sfida,
come pure dal pesante triregno
in tondino d'acciao smaltato d'oro
e da una tiara assai bella
ma purtroppo priva di prese d'aria
che rinfrescar potessero la Santa Cervice,
affronto' il barbarico invasore,
chiamato Attila o Asterix,
subito non comprendemmo lo suo nome
confusi dalle strane vesti gallo-unniche-transilvaniche,
intimandogli di fermar le armi,
cessando gli atti orrendi
dalla orda sua perpetrati nei territori dell'Impero e nel Gubernolese
quali emissioni di nauseabonde flatulenze corporali,
oscenita' verbali che orecchio d'uomo probo
non puo' tollerare
e schiamazzi sguaiati atti a tormentar
le pie donne della nostra Fiera
e di tornarsene alle terre sue in Pannonia
o in Gallia o in Castel d'Aria
o nelle fetide paludi di Goito e Vasto,
tante e varie eran le razze che lo seguivano,
che molto si faticava a favellar con loro per capirne l'origine.
Ma il miracolo si compi'
e il Gran Flagello temendo l'ira divina
e pure il tondino d'acciaio di Leone
poso' la grande ascia bipenne in plastica dorata,
arrestando la sua ignominiosa impresa
proprio la' dove il "Magister Fluvii Padus"
decise di cambiare per sempre l'Antico corso del Mincio ...
sul ponte della nuova conca.
Le Luci del mastro fochista Martarello
illuminarono le ottenebrate menti dei barbari
che abbagliati dai Fuochi Notturni
celebranti la raggiunta Pace,
soffocarono i loro bassi istinti
col saccheggio di birra e riso cum porcus
nelle torbide taverne locali,
impudicamente aperte fino all'ora piu' fonda della notte piu' nera...
in rappresentanza del Senato Romano
e dell'Imperatore Valentiniano III
il sen. Trigezio (alias Alberto Taffurelli)