Ricordiamo Zoe Chiarentin

 

Zoe Chiarentin

Zoe Chiarentin

 

 

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Di Bianchini Matteo

A te ZOE.

Era l'ottobre del 2007.
Giorni concitati.
Stava per iniziare l'avventura più impegnativa e stimolante che avessi mai affrontato. Da un paio di mesi avevo acquistato l'ombelico del paesello.
Il Bar Sport.
Dopo 50 anni e più di unica gestione il rifugio peccatorum di Governolo cambiava gestione. Io quel bar li l'ho vissuto fin da bambino. Abitavo li... a 50 metri. Il brusio della gente fuori.. seduta ai tavolini che in estate accompagnava le mie serate.
Le partite a carte.. le risate... le urla... dei vecchi. Di quei vecchi.. che uno a uno ci stanno lasciando.
Il farmacista, mamina, romeo, schichi, aurelio detto scèl , margonari, brüson, pülàc...e purtroppo molti altri.
Mamma mia... quanti se ne sono andati.
Io dalla finestra che dava sulla piazza guardavo.
Potevo andarci solo con mio papà.. dopo pranzo. A prendermi il gelato. Mi ricordo nella sala delle carte.. i tavoli verdi. Il fumo. Le bestemmie.
Strósa! Va a lìs! Imbecile.. móla! Cosa ciàpat!
Poi mi ricordo Lei.

La Zoe.

Questa figura forte. Potente. Per me che ero piccolino...una donnona grande. Che mi guardava sempre con quello sguardo di traverso.
Incuteva allo stesso tempo timore ma anche dolcezza. Come una nonna. Ricordo,non chiedetemi il perchè, che quando entravo li mi sentivo come a casa mia.

L'avevo preso. Adesso ce lo avevo io. Ero teso. Agitato. Preoccupato.
Era Ottobre.
Era il giorno dell'inaugurazione.
Mangiare e bere offerto a tutti. Tutto pronto. Mia mamma agitata. Mia zia Ernesta una macchina da guerra in cucina pronta a sfornare focacce. Pizze.
Tutta la mia famiglia... i miei amici più intimi pronti a dare il via a questa avventura.
Cesco aveva organizzato la cerimonia d'apertura. Col nastro tricolore. Una improbabile grossa tenaglia in ferro arrugginito per il taglio del nastro.
Due giorni prima dell'apertura avevo detto alla Zoe che sarei passata a prenderla. Per tagliare il nastro insieme a lei. La sua risposta fu secca. Tanto seria quanto inaspettata.
'' Caro al me pütlet... NO. Vegni mia. A si tüti soan e mi son na vècia e ag la cavi mia'' .
I suoi occhi erano lucidi.
Capivo che si era chiuso un capitolo importante della sua vita. Ma quel NO non me lo aspettavo.
Tutto pronto. Arriva la gente.
Ore 18 si apre.
Oh... mamma! Sai una cosa? Mi ha detto che non viene... ma io la vado a chiamare lo stesso.
Parto a piedi.
Vado dietro al bar. Dove abitava. Suono il campanello. Passano 3 secondi. Non di più. Si apre la porta.
C'è lei.
Truccata.
Bellissima.
In un tailleur impeccabile.
La giacchetta bianca.
La camicetta a fiori.
La borsetta in mano.

A SERA DRE SPETARAT.

Non ci credevo.
Ma lo speravo tanto.
La prendo sotto braccio.
Andiamo lunga ''la rsöla'' a braccetto.
Mi dice...
''pütlet a fag fadiga.. ma son dre che at regali an tóc ad la me vita ma son sicüra che a gal daghi a quel giüst'' .
Il nastro è pronto.
Lo tagliamo insieme.
Si parte.
Il Bianco Cafè è nato.
Il Suo sguardo (impeccabilmente ed eternamente immortalato in questa foto) è severo. Ma dolce allo stesso tempo.
Come quelli di tanti anni fa. Quando ero piccolino.
Oggi... come allora, ti ringrazio.
Per gli insegnamenti che mi hai dato. Di poche parole... ma di tanta importanza.
È banale dirlo.
È una frase fatta.
Ma nessuna frase è più azzeccata.
''Se ne va un pezzo di Governolo. Se ne va un pezzo della mia vita ''
Ti voglio bene Zoe.
Riposa in pace.

 

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