Tratto dal libro:
CONSOLATO GENERALE D’ITALIA A HONG KONG
Cinque secoli di italiani a Hong Kong e Macao 1513 – 2013.
Francesco Brioschi Editore (p. 150 – 154).
1963, Ugo Conta
“Amore e musica" - diceva mia madre quando ero un ragazzo e studiavo pianoforte - "rendono le persone felici; ma devi anche studiare e cercare di imparare altre cose che un giorno, non si sa mai, potrebbero esserti di grandissimo aiuto nella vita. E dovunque andrai, fatti voler bene e fatti onore!".
All'amore e alla musica io ho aggiunto poi il judo. Ecco quindi le tre forze che mi hanno dato la felicità e che mi hanno accompagnato durante il mio lungo e meraviglioso cammino da Mantova, la mia città natale, sino a Hong Kong, la grande e altrettanto bella metropoli che mi ospita da cinquant'anni.
"Mantua me genuit": sono il mantovano di Hong Kong. Sono nato Mantova da genitori musicisti: madre violinista e padre compositore e direttore d'orchestra. E' inutile dirlo, in casa si respirava musica. Per me quindi era impossibile non studiare pianoforte. L'ho fatto i primi cinque anni sotto la guida di mia madre, poi con il maestro Ettore Campogalliani e per altri cinque col maestro Rinaldo Rossi, sino al diploma. Ho studiato anche l’organo, il flauto, il vibrafono e la batteria, e nel frattempo sono diventato maestro elementare e professore di ginnastica.
All'età di diciassette anni ho cominciato a praticare judo alla S.A.M.J. di Mantova, inizialmente per difesa personale perché ero magrissimo; poi, dopo aver vinto la prima medaglia alla Coppa Dajelli (una gara nazionale tenutasi a Milano il 5 maggio 1952), è nata in me una tale passione per questa disciplina orientale con la quale ho vinto parecchie medaglie durante i miei dieci anni di agonistica. Sono diventato cintura nera e non ho mai smesso di praticare questo Sport.
La mia vita, durante gli anni di studio e d'insegnamento, posso dire che è stata molto bella e affatto diversa da quella dei miei amici. Non parliamo qui delle sofferenze causate dalla guerra, dai sacrifici e dai momenti di profonda tristezza che ho cercato di non manifestare. Voglio solo ricordare una vita ricca di colore, di cose belle, di grandi gioie, di sport, in particolare il judo, e di jazz, la musica portata in Italia dagli americani alla fine della guerra, quando io avevo dieci anni. Grazie quindi agli americani, più che a Luciano Tajoli, Nilla Pizzi, e a Wanda Osiris!
La musica bella e allegra dell'orchestra di Glen Miller mi ha davvero elettrizzato. Da allora nacque in me una tale passione per il jazz che decisi di studiarlo e di "viverlo" profondamente. A soli sedici anni diedi il mio primo concerto al Teatro Bibiena di Mantova, come batterista del Mantova Jazz Ensemble. Seguirono poi i concerti di Roma, di Bologna e di Mantova con il trombettista americano Bill Gilmore.
Tutto era bello per me. Suonavo, insegnavo e praticavo judo, ma il mio più radicato desiderio era di dedicarmi solo alla musica, di migliorarmi, di evadere. Fu questo che mi spinse a lasciare la mia Mantova, molto bella ma ormai troppo piccola ai miei occhi. Nel 1957, dopo due mesi passati a Riccione con un quartetto, mi trasferii a Milano, la mitica città di Cerutti Gino immortalato da Giorgio Gaber, per suonare al Coccodrillo, in piazzale Osoppo, con un quartetto diretto da Merlin, un cantante alto circa un metro e quarantacinque, che aveva il grande desiderio di aprire una latteria a Melzo. Una sera, un nostro cliente di nome Ugo - un uomo molto gentile ma un duro alla Jean Gabin - disse al Merlin: "tu vuoi aprire una latteria? Ci penso io, Merlin, se mi va bene un colpo te la apro io!". Dalle cronache giudiziarie, quel colpo finì male. Ugo Ciappina era il capo della famosa Banda Osoppo.
Siamo ora al marzo del 1958. Un giorno io, Enzo Jannacci, Adriano Celentano, Pino Sacchetti e Giorgio Buratti decidemmo di suonare insieme, e così nacque il complesso di Adriano Celentano che debuttò con grande successo al Santa Tecla, il noto jazz club di Milano degli anni Sessanta. La nostra musica piaceva moltissimo, e piacevano anche gli scherzi che ci facevamo sul palco. Infatti, una serata al Teatro Lirico, non appena Adriano aprì la bocca per cantare, scattò il "driin, driin" della sveglietta che avevo messo nella sua chitarra, dando il via a una fragorosa risata degli spettatori. Adriano, impassibile, uscì dal palco e tornò indietro con un estintore puntato verso di me ed Enzo. Ci coprì di schiuma e, come se nulla fosse successo, iniziò a cantare, seguito da due musicisti in divisa e due coperti di schiuma bianca. Intanto il pubblico urlava "bravi, biiiis!". Adriano, incredulo, ci guardò e scoppiò a ridere come un pazzo. Poi, rivolto al pubblico, disse: "grazie, grazie, purtroppo l'estintore ora è vuoto!". E così calò il sipario. Il nostro complesso si sciolse perché Adriano andò a servire la patria per il servizio di leva.
In seguito ho suonato con musicisti molto bravi, quali Gato Barbieri, Sergio Fanni, Al Corvin, Paolo Zavallone, Pocio Gatti, Piero Soffici e, dal 1959 al 1963, con il complesso di Riccardo Rauchi, il migliore in Italia, con Sergio Endrigo. C'erano Riccardo Del Turco, Santino Latora, Gianni Bedori, Gianni Caranti e Franco Fortuna. Io stavo alla batteria. E' stato meraviglioso: abbiamo suonato in quasi tutte le città d'Italia, in televisione alla RAI e in grandi spettacoli. Abbiamo inciso dischi, vinto premi e dovunque si andava eravamo accolti dai nostri fan.
Ma malgrado il successo e la fama, il mio grande desiderio di fare e di migliorare mi spinse a prendere il volo per raggiungere nuovi traguardi. Era il 28 giugno 1963 quando partimmo da Milano per Hong Kong con il quintetto di Sandro Comensoli. Trentasei ore di volo su un aereo della Egyptian Airlines, che poi cadde due settimane dopo. Ricordo che atterrammo verso le otto di sera e ci infilammo fra grattacieli illuminati. Apparve una pista sul mare, uno spettacolo incredibilmente bello. Con una valigia mezza vuota, il dizionarietto d'inglese e cinquemila lire in tasca, sufficienti allora per arrivare alla prima paga, giunsi a Hong Kong, una città che mi ha attratto e affascinato sin da quando ero giovanissimo. A parte l'impatto con il grande caldo e con l'alta umidità, ero felicissimo e non vedevo l'ora di arrivare all'Hilton Hotel. Dopo una doccia veloce, uscii per vedere la città. L'albergo era bellissimo e la stanza assegnatami era elegante e accogliente, con un
bagno grande ma con un problema: su un cartello si leggeva "molto spiacenti, informiamo i nostri gentili ospiti che a causa della siccità l'acqua viene distribuita per quattro ore e due volte alla settimana". "Va bene" - mi dissi - "ci laveremo con la Coca Cola!".
Dopo un giorno di riposo per prepararci al nostro debutto, iniziammo a suonare al Den Bar, accolti molto calorosamente da un folto pubblico internazionale. Vidi delle donne bellissime, molto attraenti ed eleganti che vestivano i loro abiti tradizionali: le signorine cinesi vestivano dei cheongsam con i due spacchi laterali sino all'anca che facevano perdere la testa a noi musicisti italiani; le giapponesi vestivano dei kimono e le indiane dei sari. Il nostro quintetto, che lanciò ad Hong Kong la Non Stop Music, riscosse un successo così grande che diventò famoso in tutto il mondo, e l'Hilton Hotel e il Den diventarono il cuore di Hong Kong e il centro d'animazione per chi veniva da altri paesi. Basti dire che, oltre alla nostra affezionatissima clientela, avevamo spesso ospiti illustri e famosi: ricordo Robert Kennedy, Richard Nixon, George Bush, Gina Lollobrigida e tanti altri.
Dopo cinque anni all'Hilton, i miei colleghi tornarono in Italia; io invece, ormai innamorato di Hong Kong, decisi di rimanervi. Ho continuato a suonare con vari musicisti di fama internazionale, e dal 2001 mi esibisco in concerti jazz con il mio complesso, The Ugo Conta Italian Quintet, che il 24 marzo 2012 al Teatro Bibiena di Mantova, ha riscosso
un grande successo.
Hong Kong era allora bellissima e romantica, con una meravigliosa baia solcata da giunche, traghetti e walla-walla. La gente me la ricordo sempre sorridente e felice per le grandi opportunità che si presentavano, e anche molto coraggiosa nel partecipare alla creazione e allo sviluppo
della città che abbiamo ora. Fortunatamente, io ho visto Hong Kong crescere e cambiare completamente e posso orgogliosamente dire che con tutte le mie attività ho contribuito anch'io allo sviluppo di questa incredibile città, che ha dimostrato di essere unica al mondo. E' un luogo
dove i sogni possono diventare realtà. Hong Kong, per mia fortuna, mi ha accolto, aiutato a crescere e a realizzare tutto quello che desideravo fare nella vita.
Il judo non l'ho solo praticato; ho anche fondato il Mantua Judo Club e in trent'anni ho insegnato a più di quattromila studenti, moltissimi dei quali sono diventati dei veri campioni. Ho inoltre fondato la Hong Kong Judo Federation di cui sono presidente e per anni ho promosso e sponsorizzato una gara internazionale per giovani judoka, la Ugo Conta Junior Judo Classic. Sono Cintura Nera sesto Dan e posso dire di essere molto conosciuto e stimato nel mondo del judo, in quanto tutti mi considerano il padre del judo europeo a Hong Kong.
Ho aperto e diretto tre ristoranti italiani: La Bella donna, che ho tenuto per tre anni; il Rigoletto, che in quindici anni di successi, oltre a essere stato frequentato da una clientela internazionale, ho avuto ospiti molto famosi, tra i quali il Presidente della Repubblica Italiana Alessandro Pertini, Francis Ford Coppola, Omar Shariff, Roger Moore, Jean Paul Belmondo, YoYo Ma, Sofia Loren e molti altri; il ristorante Ugo, con cucina tipicamente mantovana e che ho dedicato alla mia città.
E la musica? Con il profondo desiderio di fare cose belle per aiutare i giovani musicisti, nel 1981 ho fondato la Ugo Conta International Music Society e per dodici anni ho promosso e sponsorizzato un concorso nazionale per violino intitolato a mia madre, Ada Dal Zoppo, uno per pianoforte intitolato al mio maestro, Rinaldo Rossi, uno anche per Duo dedicato al mio nome. Parallelamente ho dato vita anche all'Hong Kong-Mantua Friendship Festival, un programma di scambi culturali in musica, arte e concerti per l'UNICEF tenuti al Teatro Bibiena di Mantova, nelle Ville Venete, a Hong Kong e a Charleville-Mezieres in Francia.
Finalmente, grazie a Hong Kong e alla musica, nel 1994 ho trovato il vero amore in May Chau, una giovane pianista e compositrice, che e poi diventata mia moglie. Con lei e mia nipote, Liuba Mondini, ho istituito la May Chau Academy for Contemporary Arts & Languages, che attualmente conta più di seicento studenti. Io vi insegno pianoforte, flauto e batteria.
Ringrazio Hong Kong per avermi adottato. Ringrazio la regione Lombardia, che nel 1984 mi assegnò il premio Rosa Camusa al merito turistico, e la città di Mantova per avermi conferito nel 2011 il Virgilio d'Oro come ambasciatore di Mantova e delle sue eccellenze nel mondo, coniugando musica colta e in particolare jazz, judo e tradizione enogastronomica virgiliana sull'asse Italia-Cina.
A tutti gli italiani auguro felicità e successo.