Perchè
Nora risponde piccata:"certo, ci mancherebbe che smettessi.Mi
limito a guidare la macchina, è vero, ma quando il ministro
mi ha premiata, a Montichiari, mi ha fatto salire su un bestione
grande così. E io mi sono messa alla guida che era una
bellezza, anche se ormai non sembrano nemmeno quelle cabine che
avevamo noi. Perchè adesso, lì sopra, ci sono tutte
le comodità". Quando guidava lei, invece, non c'era
nemmeno il riscaldamento, e nelle lunghe tratte immerse in una
nebbia fitta come ormai si vedono di rado, lei riusciva a farsi
strada solo a forza di sale ed acqua calda sui vetri. Nora, che
vive a Governolo di Roncoferraro con il marito ex camionista come
lei, ha cominciato a fare trasporti utilizzando semplicemente
un carrettino legato alla bicicletta. E' il 1945. Lei ha 23 anni
e si è appena sposata, dopo aver atteso per cinque anni
il fidanzato rimasto prigioniero di guerra. Caparbia e determinata,
Nora appartiene a una generazione che non s'arrende. Non ci pensa
nemmeno a rinunciare all'uomo della sua vita, anche se per anni
non ha più alcuna notizia di lui. E, con quella tempra,
ancora ragazzina non si lascia stroncare dal primo lavoro, quello
di mondina nelle risaie di Roncoferraro. "Ho cominciato a
fare la mondina che avevo 12 anni", racconta. la voglia di
riscatto, però non manca. E così in occasione di
uno sciopero agricolo smette di mondare il riso nei campi e s'inventa
trasportatrice di ghiaccio per i caseifici. Il carrettino lo attacca
alla bicicleta. Quando il fidanzato torna dalla guerra non perdono
tempo: si sposano e comprano un vespino per sostituire la bicicletta
e rendere più rapidi quei trasporti. E' l'anno della Liberazione
e insieme con gli americani arrivano nuovi mezzi di trasporto.
Quei lunghi anni di prigionia fruttano al marito una licenza di
trasportatore e si comprano il camion, un Dodge made in USA. Appena
mettono insieme i primi risparmi i coniugi Pizzati-Gallerani li
reinvestono:tra il 1947 e il '48 comprano un altro Dodge; e questo
è tutto per lei. "Trasportavo ghiaia, sabbia e carbone-racconta-
e facevo anche i traslochi per tutti quei mantovani che in quegli
anni lasciavano la campagna per andare a cercare la fortuna a
Milano o in Svizzera". Guida per trent'anni senza fermarsi
mai. "Partivo da Mantova- ricorda Nora- e andavo a Milano
o a Porto Marghera, poi tornavo indietro senza neanche prendere
un caffè perchè costava 30 lire e io con 30 lire
compravo un litro di gasolio". Energia e sacrifici sono il
suo pane. E i frutti?. "Quelli li ho raccolti attraverso
i miei figli. E sa qual'è stata la cosa più bella'
Sapere che loro non hanno mai dovuto fare i sacrifici che ho fatto
io, e poi la soddisfazione di vederli studiare e realizzarsi:
mio figlio è dottore in legge e mia figlia impiegata in
un'azienda".A chiederle come ha fatto a prendere la patente
da camionista, a Nora viene ancora da ridere. "Sono stata
bocciata, sa. Il camion lo guidavo già da anni, perchè
erano altri tempi, non c'erano mica tutte le regole e i controlli
che fanno ora. Ma quando arrivo all'esame c'è un ingegnere
che mi chiede del carburatore e del motore. E io per la gran agitazione
mi sono sbagliata. Allora sa cosa ho fatto' Gli ho detto che l'avrei
proprio voluto vedere lui, a trarsi d'impiccio se il suo camion
si fosse fermato per strada. E mi ha cacciata fuori!" Le
emozioni, insomma, non le sono mancate, e tra centrini e ninnoli
nella sua casetta curata emergono gli indizi di un vita da pioniera:
in cornice il titolone che nel 1957 le riserva l'edizione locale
del "Resto del Carlino" e la targa che le dedica l'associazione
"Noi Camionisti". A questo punto Nora guarda l'orologio
e interrompe il filo dei ricordi. Sta per arrivare il fotografo,
ma lei si fa sbrigativa. E' agitata per la fotografia?. "Macchè-se
la ride- nora che non si fa spaventare da nessuno- è che
è quasi mezzogiorno e non ho più tempo. Mio marito
ha fame, devo mettermi a fare da mangiare!". E corre via
come la più solerte delle sposine.
Dalla Gazzetta di Mantova di Domenica
23 ottobre 2005
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La pioniera del volante
In occasione dell'otto marzo, ripubblichiamo un articolo uscito sul giornale di Noi Camionsti nel 2004 che parla di Nora Pizzati, una delle prime donne al volante di un camion. Iniziò nel 1948 e continuò a guidare fino al 1980.
Pensate ai camion e alle strade degli anni Cinquanta e immaginate una donna sola in viaggio sui quei camion e su quelle strade. Non è un esercizio di fantasia, ma un frammento della vita di Nora Pizzati, probabilmente la prima donna camionista d'Italia. Nata a Padova, ma emigrata a nove anni con la famiglia a Governolo, cittadina ad una quindicina di chilometri da Mantova, comincia a lavorare giovanissima nelle risaie che allora circondavano la città lombarda. Ma nel 1948 decide che la sua vita non è nei campi. L'uomo che presto diventerà suo marito ha fatto l'ultimo scorcio della guerra con gli americani e da questa esperienza ha ereditato un Dodge, con cui vuole iniziare l'attività di autotrasportatore.
Anche Nora decide di gettarsi in questa avventura, che oggi qualcuno definirebbe "imprenditoriale", ma che allora era nello tempo un modo per sbarcare il lunario e una speranza per il futuro. Lei inizia veramente dalla gavetta, con un carretto trainato dalla bicicletta. Ogni notte a Mantova, a caricare il ghiaccio per i caseifici. Dopo tre anni raccoglie i soldi per acquistare il primo veicolo motorizzato: un motocarro Lambretta scoperto. Altri tre anni, e può permettersi la versione con cabina chiusa.
Ma Nora non si accontenta. Il Dodge è una tentazione continua. Chi ha la passione del volante nel sangue può già immaginare il seguito. Nora impara subito a guidare il musone americano e qualche volta accompagna il marito, dandogli il cambio al volante. "Per qualche anno lo ho guidato con la sola patente dell'automobile", confessa ridendo. "Allora i controlli sulle strade erano rarissimi".
Ma non poteva andare avanti a lungo in questo modo, così Nora affronta l'esame per la patente C. "Mi hanno bocciata un paio di volte, ma solo in teoria. Il fatto è che non riuscivo a concentrarmi sul funzionamento del motore e sugli altri argomenti tecnici. Una volta ho anche detto all'ingegnere: secondo me non lo sa neppure lei come funziona esattamente. La prova di guida, invece, è stata rapidissima. Dopo la seconda manovra mi hanno promossa". Ottiene finalmente la patente, ma non può viaggiare sempre sul "pesante", anche perché ha ormai un figlio e non vuole stare fuori per lavoro più giorni.
Così acquista un Fiat 115 e lavora nell'ambito dell'Italia settentrionale, trasportando merci varie: materiali per falegnamerie e fabbri, piccoli traslochi di emigranti. "Allora molta gente si trasferiva dalla campagna alla città. In un solo anno, io e mio marito abbiamo portato le masserizie di 84 emigranti di Governolo", afferma.
In trent'anni percorre centinaia di migliaia di chilometri. Ma nel 1980 il marito accusa problemi di salute e a malincuore decidono di cambiare attività, rilevando la gestione di un ristorante. Che, naturalmente, è molto frequentato dai camionisti. Oggi sono entrambi in pensione, ma Nora ha mantenuto l'energia di un tempo. E la passione verso il suo lavoro: "La nostalgia della cabina non mi è mai passata e ancora oggi mi piace guardare i camion. Era un mestiere veramente duro, specialmente per una donna con famiglia. Ma tornerei subito a farlo".
Michele Latorre
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