Parco del Mincio

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Riserva Naturale del Mincio
Il parco è un’area protetta per il suo
valore naturalistico e storico.

Il Parco Naturale del Mincio è un parco regionale, è stato infatti istituito dalla Regione Lombardia nel 1984, nell’ambito della legislazione sulle aree protette che ha vincolato molta parte del territorio lombardo.

La legge regionale n. 47/84 si è proposta le seguenti finalità:

- tutela, conservazione, recupero e valorizzazione dei beni ambientali e delle caratteristiche naturali e paesaggistiche dell’area;

- disciplina e controllo della fruizione del territorio a fini scientifici e didattico-ricreativi;

- mantenimento, in particolare nelle Riserve naturali, dell’ambiente idoneo alla sosta e alla nidificazione dell’avifauna.

La gestione del territorio, iniziata nel 1986 (decreto n. 58, 17 gennaio 1986), è stata affidata al Consorzio del Parco Naturale del Mincio, formato dai Comuni rivieraschi e dall’Amministrazione Provinciale di Mantova. È costituito da: un’Assemblea generale formata da 57 rappresentanti, dall’Ufficio di Presidenza e da un Consiglio Direttivo.

Il Parco deve tutelare zone di grande pregio naturalistico e di valore paesaggistico inserite come gioielli in un territorio densamente abitato, dove l’agricoltura è molto intensiva, gli animali da allevamento sono cinque volte gli abitanti e dove fiorisce un’economia di buon reddito che poggia su un artigianato diffuso e su piccole, medie e grosse imprese industriali. È un obiettivo difficile da perseguire, ma indispensabile per preservare e valorizzare un bene legato alla memoria storica della gente che ha abitato sulle rive del Mincio. La diffusione del fenomeno degli inquinamenti del suolo e delle acque, la manomissione del territorio, hanno in questi anni creato la paura che si vada verso l’irreparabile e hanno quindi stimolato una coscienza ed una cultura per cercare un equilibrio fra sviluppo della società moderna e conservazione dell’ambiente.

L’istituzione di una ventina di parchi nella regione più industrializzata d’Italia ne è la prova. L’amministrazione del Parco del Mincio si propone quindi di valorizzare i pregi naturalistici del Parco, oltre alle memorie storiche di questo territorio.

Basti pensare a Virgilio o, in tempi più vicini a noi, alle battaglie risorgimentali. Ma anche alla storia nostra, della gente che ha vissuto e vive qui, alle tradizioni della civiltà contadina, con i suoi mestieri legati alla terra e all’acqua del Mincio. Per questo è ancora più stridente l’installazione di una discarica nel nostro territorio comunale, in pieno parco.

L'affascinante scenario delle zone umide


II Consorzio del Parco Naturale del Mincio gestisce la riserva naturale orientata delle Valli del Mincio, una delle più importanti ed estese zone umide del nord Italia, compresa nei territori dei comuni di Rodigo, con il suo centro rivierasco di Rivalta, Porto Mantovano, nella frazione di Soave, Curtatone, con le sponde di Grazie e borgo Angeli, e Mantova in località Belfiore.

All'altezza dell'abitato di Rivalta il Mincio muta bruscamente direzione, allargandosi e iniziando a scorrere molto lentamente. In questo tratto di circa 8 chilometri di fiume il ridotto dislivello esistente tra I'alveo ed il piano di campagna provoca esondazioni stabili e la conseguente formazione dell'area palustre chiamata «la Valle».

Le paludi si estendono per circa mille ettari e sono attraversate, oltre che dal Mincio - qui ad andamento meandreggiante - da una miriade di canali e canalette di diverso ordine e portata e di piccoli specchi d'acqua, tutti confluenti poi nel grande bacino del lago Superiore di Mantova.

La lavorazione della canna e del carice Le Valli appaiono, ad un primo colpo d'occhio, come un'estesissima distesa di canne e carice. Le attività tradizionali di coltivazione delle specie palustri consistono nell'annuale taglio delle canne e bruciatura dei residui rimasti in campo a fine inverno. Le canne, che raggiungono anche i cinque metri d'altezza, sono raccolte a mano e trasportate su affusolate barche catramate ad un solo remo flessibile (tipiche di questa zona ove a tutt'oggi sono costruite) e durante I'estate vengono accatastate su tralicci, detti «cavai, per I'essicazione.

Dopo tutto questo faticoso lavoro la canna e pronta per la lavorazione che e completamente artigianale: se ne ricavano graticci, o "arelle" che trovano impiego come coperture leggere in floricoltura, per spiagge e parcheggi. La lavorazione del carice, una volta utilizza to per impagliare sedie e fiaschi, e oggi destinata all' esportazione. Centro di raccolta, essicazione e lavorazione delle erbe palustri e Rivalta sul Mincio, indiscusso «cuore» del Parco.

All'imbarcadero del paese e possibile rivolgersi ai barcaioli per brevi gite alI'interno delle valli, in uno scenario irripetibile e dal fascino esotico tra "curot" (isolotti galleggianti), «chiari» (piccoli specchi d'acqua creati artificialmente in prossimità dei capanni o giochi di caccia, oggi abbandonati), minuscoli canali tutti interconnessi, fior di loto e ibisco.

L'ambiente e ideale per la sosta stagionale e la nidificazione di molte specie di uccelli anche rari. I dintorni delle valli sono poi noti come mete gastronomiche: nelle numerose tipiche trattorie si possono gustare i pesci d'acqua dolce, visto che la pesca e un'altra attività tipica della zona.

 

La fauna

UCCELLI E MAMMIFERI

I protagonisti della vita animale nel territorio del Parco sono sicuramente gli uccelli, che sono presenti con molte specie legate soprattutto alI'ambiente acquatico e palustre. Tra quelle stanziali si annoverano Gallinelle d'acqua, Folaghe e Germani reali, Svassi maggiori e Tuffetti nelle zone in cui si alternano canneti e spazi d'acqua aperti, Martin pescatori dalla splendida livrea, Basettini, Pendolini e Migliarini di palude.

Da marzo le zone circostanti il fiume e in particolare le Valli del Mincio si popolano di numerose specie di uccelli che tornano nel Parco dopo aver trascorso I'inverno in luoghi caldi. Frequenti le candide Garzette che, insieme a Nitticore e Sgarze ciuffetto, nidificano in grandi colonie lungo il Basso corso del Mincio; anche I'Airone rosso forma importanti garzaie nei canneti e la sua grande sagoma in volo rappresenta una nota caratteristica dei laghi di Mantova.

Importante per la sua rarità e poi la presenza come nidificante del Mignattino. Non mancano i rapaci, rappresentati dal Falco di palude e - di passaggio - il raro Falco pescatore. In estate e presente il Nibbio bruno, che costruisce i suoi nidi sulle grandi piante di Bosco della Fontana.

Fra le altre specie nidificanti più conosciute vi sono: Tarabusino, Marzaiola, Porciglione, Pavoncella, Sterna comune, Cuculo, Cutrettola, Usignolo di fiume, Beccamoschino, Salciaiola, Forapaglie, Cannaiola, Cannareccione. Durante i passi autunnale e primaverile le aree umide si popolano di anatidi e limicoli in transito; migliaia di Folaghe, insieme a Cormorani, Gabbiani e altri uccelli acquatici, sostano nel Parco per tutto I'inverno.

Nell'ambiente palustre in senso stretto vivono poche specie di mammiferi; tra queste ricordiamo il Ratto delle chiaviche e il Topolino delle risaie, mentre e divenuta ormai rarissima la Lontra.

Nel Bosco della Fontana vi sono Tassi e Cinghiali. Discontinua e la presenza di Volpi e Faine. Frequenti sono poi Talpe, Ricci, Lepri e Donnole.


PESCI ANFIBI E RETTILI

Le caratteristiche dei popolamenti ittici delle zone umide dipendono, in larga misura, dalla cronica carenza d'ossigeno che le contraddistingue, alla quale si somma il carico organico aggiuntivo di origine antropica che e spesso convogliato in palude. Cosi in quelle zone si e assistito ad un graduale declino delle specie più sensibili (Luccio, pesce Persico, Persico trota, Vairone) e ad un corrispondente incremento di specie tolleranti (Scardola).

Altro elemento di disturbo e rappresentato dalle pratiche di ripopolamento con specie estranee alle nostre acque (pesci Gatto, Persico trota e sole). Le Anguille sono invece state seriamente ostacolate nei movimenti migratori (che sono collegati alla loro biologia riproduttiva) dalla presenza di chiuse lungo i corsi d'acqua.

Intorno alle acque del fiume ruota inoltre la vita di molte specie di anfibi, come Rane, Raganelle e la grossa Rana bue nel basso corso del Mincio, e rettili come le Bisce dal collare e le Tartarughe d'acqua. Nelle zone meglio conservate la fauna acquatica e arricchita da Granchi, Gamberi di fiume e Gamberetti comuni, questi ultimi chiamati «saltaréi» nel locale dialetto e prelibati in gastronomia.

La flora

NELLA PIANURA PADANA

II territorio attraversato dal fiume è in gran parte pianeggiante e costituito da terreni coltivati, in prevalenza prati irrigui che alimentano prosperosi allevamenti di bestiame.

Lungo le sponde, laddove il paesaggio non è caratterizzato da ampi filari di pioppi - come nell' alto Mincio - le essenze forestali spontanee sono rappresentate prevalentemente da salici, pioppi, farnie, cerri, ontani.

Sono in riduzione i filari di platani e gelsi lungo le rive dei fossati; il Parco sta perciò realizzando una politica incentivante le presenze arboree nelle campagne, rese sempre più «piatte» dallo sfruttamento intensivo e meccanizzato.


LA VEGETAZIONE PALUSTRE

Notevole importanza floristica rivestono le zone umide delle Valli del Mincio e dei laghi di Mantova, in particolare il Lago Superiore, in cui si hanno notevoli presenze di vegetazione palustre, con estesi canneti e cariceti. Questi formano una fascia vegetazionale destinata, nel tempo, a colonizzare i suoli umidi che, infatti, costituiscono uno stadio transitorio destinato ad evolversi. Per questo nelle Valli I'annuale operazione di sfalcio si pone come intervento di rimozione artificiale della biomassa prodotta per arrestare o quantomeno ritardare I' ineluttabile processo di bonifica.

In questi ambienti sono poi presenti numerose piante acquatiche.

Le Ninfee (Nymphaea alba, Nuphar luteum) sono note a tutti per i bellissimi fiori bianchi e gialli, fatti apposta per attirare gli insetti che assicurano I'impollinazione; sono comuni nei tratti di acque lente e vivono ancorate ai fondali, portando in superficie, oltre ai fiori, le grandi foglie rotondeggianti.

Altra specie comune nelle Valli del Mincio e la Castagna d'acqua (Trapa natans) che ha costituito nei secoli passati fonte di nutrimento per le popolazioni locali e che oggi e considerata una raffinatezza culinaria. I suoi caratteristici frutti galleggianti a tre punte (e ciò spiega il nome dialettale "trigoli") hanno infatti un contenuto farinaceo molto elevato ed un sapore che ricorda le castagne.

Sono inoltre presenti le inconfondibili Lenticchie d'acqua (Lemna) costituite da un minuscolo dischetto verde che galleggia e dal quale si dipartono verso il basso sottili filamenti radicali; i bianchi Ranuncoli (Ranunculus acquatilis) e, verso i canneti e le sponde, emergono i pennacchi della Tipha ed i cespugli di Ibisco (Hibiscus palustns) con la loro esotica e rara fioritura.

Da segnalare, infine, lo spettacolo che ogni anno si rinnova nei mesi di luglio ed agosto, della fioritura dei fiori di Loto (Nelumbo nucifera). Piantato nel 1921 da un'appassionata naturalista in pochi rizomi, costituisce oggi una vera e propria «isola» verde galleggiante punteggiata dall'incomparabile rosa di questi profumatissimi fiori.

Va ricordato che lo sviluppo delle piante del loto e sorprendente e pare inarrestabile: il risultato e che la zona stagnale e sempre più invasa ed il loto mette a repentaglio la sopravvivenza di altre specie e la stessa ossigenazione delle acque.

Per questo il Parco, nell'ambito dei programmati periodici lavori di pulizia dei laghi, ha predisposto ipotesi tese al contenimento dello sviluppo dei rizomi.

I boschi

L'ANTICA FORESTA PADANA

In un lontano passato tutta l'estensione della Pianura Padana era occupata da boschi di latifoglie. Le progressive modificazioni antropiche ridussero gradualmente sempre più gli ambienti boscati, offrendoci oggi un'immagine completamente diversa, guidata dall'uomo e densa di colture agricole.

Nel territorio del Parco del Mincio le presenze boschive sono ormai scarse. Restano alcuni frammenti di querceto misto lungo le pendici piü scoscese dei colli morenici e, quali testimonianze particolarmente significative delle antiche foreste padane, il Parco delle Bertone ed il Bosco della Fontana.

LE «BERTONE»: UN CENTRO PARCO

Area di proprietà privata (Fondazione d'Arco) ora gestita dal Parco del Mincio che, nell'ambito degli interventi finalizzati all'aumento ed al miglioramento del patrimonio boschivo nel suo territorio, ha intrapreso un'opera di recupero di questo ambiente di grande pregio.

II Parco delle Bertone deriva dalla fusione di un nucleo boschivo di origine naturale con le essenze tipiche del parco romantico ottocentesco. Fu residenza estiva della nobile casata mantovana dei Conti d'Arco.

La superficie è di 7 ettari; le caratteristiche sono quelle del bosco umido con ricca varietà di ambienti; vi e un laghetto, alimentato da un fossato che cinge quasi interamente il perimetro del parco; la villa padronale e gli altri fabbricati risalgono alla seconda metà dell'800. Dista 14 km. da Mantova ed e situato in territorio del comune di Goito.

I lavori di recupero condotti dal Parco del Mincio consentono la fruizione (regolamentata) pubblica e il Centro Parco per I'educazione ambientale all'interno delle Bertone si offre come possibilitä per i visitatori ed in particolare per gli studenti di effettuare visite e osservazioni naturalistiche.

BOSCO FONTANA

Foresta decidua di latifoglie, e riserva naturale orientata gestita dallo Stato.

Si estende per 230 ettari a nord-ovest di Mantova, da cui dista 4 km., nel territorio del comune di Marmirolo. Come per le Bertone anche qui si può entrare solo a piedi. II bosco e chiuso ogni martedi e venerdi.

Fitte chiome di querce e carpini incorniciano un intrico di viali e vialetti che sono a volte affiancati da corsi d'acqua e purissime sorgive dalle quali il bosco ha mutuato il proprio nome.

I Gonzaga lo usarono come luogo di caccia e il duca Vincenzo vi fece costruire (nel 1595) il Castello, cinto da un ampio fossato, che ospita ora un' interessante biblioteca naturalistica.

 

L'Alto Mincio

IL GARDA

I COLLI MORENICI



II Mincio nasce a Peschiera dal lago di Garda e scorre rettilineo in territorio veronese per alcuni chilometri. Questo tratto, pur comprendendo zone di particolare interesse come Valeggio e Borghetto, appartiene al territorio della Regione Veneto e non e incluso nell'area che e invece lombarda, del Parco del Mincio.

II fiume diviene mantovano, in sponda destra, a Ponti sul Mincio e a Monzambano: i loro castelli, l'uno del XII e l'altro del XIII secolo, si ergono sulla sommità dei pendii delle colline Moreniche che caratterizzano questo tratto di fiume sino a Volta Mantovana dominata dalle torri sbrecciate di un doppio nucleo di fortificazioni e che sorge sulI'ultima propaggine dei colli.

Tutta quest'area di colline, ricoperte da vigneti e querceti, e punteggiata da antiche ville signorili e da numerose testimonianze risorgimentali (si ricordi la battaglia di Solferino e San Martino del 1859).

Qui, come in tutto l'Alto Mantovano, la vegetazione e fiorente, grazie anche al clima che risente beneficamente della vicinanza con il Lago di Garda.


LA PIANURA

Il fiume scorre più lentamente lambendo la campagna coltivata e particolarmente fertile. In un quadro di serena bellezza ambientale, ove il Mincio diviene meandreggiante, si incontra Goito, notevole dal punto di vista monumentale, con la neoclassica villa Moschini e il bric a brac della villa Giraffa che s'adagia nell' acqua del fiume e la settecentesca basilica nel centro dell'abitato. Questo e anche il paese dei Bersaglieri, che ogni anno si radunano sul «ponte della gloria» nella ricorrenza delle battaglie risorgimentali di cui anche Goito fu teatro.

In riva sinistra troviamo Pozzolo e Marmirolo, con la gran chioma del bosco Fontana, Porto Mantovano, ormai in prossimità della città, con Soave, frazione le cui sponde sono comprese nella riserva naturale delle Valli. Nella campagna di Porto Mantovano si notano i ruderi del palazzo gonzaghesco della Favorita, del XVII secolo.

Tornando sulla riva destra, il Mincio dopo Goito s'impaluda, offrendo uno scenario - quello delle Valli del Mincio - che appare come fuori dal tempo. Sulla sponda Rivalta, frazione del comune di Rodigo, ai margini della strada romana Postumia, con il suo piccolo imbarcadero e che fu importante contea imperiale. Interessanti alcune ville cinquecentesche patrizie e antiche corti agricole sparse nelle campagne circostanti.

Più a valle vi e Grazie di Curtatone. Proprio sulla riva del fiume vi e il santuario di Santa Maria delle Grazie (1400) eretto per volontà di Francesco I Gonzaga in seguito alla cessazione di una pestilenza. La chiesa, gotico-lombarda ospita al suo interno una vera e propria galleria di statue polimateriche raffiguranti miracolati, soldati, popolane, condannati a morte graziati, imperatori e papi oltre a numerosi ex-voto, testimonianze fra le piü straordinarie dell'arte popolare. All'interno, un Mausoleo disegnato da Giulio Romano ospita le spoglie di Baldassarre Castiglione.

 

I Laghi di Mantova

 

DALLE PALUDI ALLA REGOLAZIONE IDRAULICA

Poco oltre le Valli del Mincio e Grazie di Curtatone, il fiume si allarga sino a formare il primo dei tre laghi che abbracciano Mantova.

L'attuale assetto idraulico che regola il corso del fiume attorno alla città, risale al 1190 ed e opera, avanzatissima per quei tempi, di Alberto Pitentino. Prima di allora infatti vaste aree, ove ora sono sorti quartieri, erano paludi. L'opera del Pitentino ne consenti il risanamento e il conseguente successivo sviluppo urbano.

Oggi il fiume Mincio e sottoposto a studi e controlli che indicheranno le soluzioni di risanamento. Per garantire la salvaguardia e la valorizzazione degli ambienti fluviali, palustri e lacustri del Parco sono inoltre stati rivisti gli schemi di deflusso idrico: maggiore apporto d'acqua significa infatti riequilibrare criteri di riparto che erano in passato penalizzanti per I'ambiente e per i laghi, le cui necessità venivano sacrificate a vantaggio di quelle irrigue. Oggi nuovi accordi tendono a far coesistere in modo più equilibrato le due realtà.


DISINQUINAMENTO DELLE ACQUE

II recupero della qualità delle acque sta impegnando il Parco ed altri Enti competenti. In attesa di un possibile dirottamento dei reflui del depuratore di Peschiera del Garda dall'alveo del Mincio, il Parco ha richiesto di partecipare alla gestione dell'impianto.

Un accordo con il Magistrato del Po del Genio Civile ha consentito di aumentare, seppure in modo ancora di scontinuo, la portata del fiume, con immediati lievi miglioramenti della qualità dell'acqua.

Gli scarichi civili, gli apporti inquinanti dell'agricoltura e dell'industria sono gli elementi negativi che un piano globale di risanamento degli affluenti del Po dovrebbe affrontare al più presto. Sorveglianza e interventi diretti per la pulizia delle sponde dai rifiuti sono effettuati periodicamente dal Servizio delle Guardie Ecologiche Volontarie del Parco.


I LAGHI E LA CITTA' DEI GONZAGA

A sud delle Valli del Mincio, lasciato I'intrico di canali che le caratterizzano, il fiume ritrova la sua unità e, allargandosi, forma il primo e più ampio dei tre laghi di Mantova: il lago Superiore.

Dalle sponde del parco pubblico di Belfiore e ben visibile I'isola dei fiori di loto. Nei mesi estivi la fioritura offre uno spettacolo inatteso, anche se notevoli difficoltä di tipo ambientale provoca questa invadente presenza artificialmente introdotta ai primi del 900 nelI'ambiente lacustre mantovano.

Più oltre, a oriente, tra il ponte dei Mulini e quello di San Giorgio, si staglia lo sky-line di quella magica città che e Mantova, che pare affiorare come per incanto dall'acqua. Dai laghi di Mezzo e Superiore si presenta allo sguardo il profilo della variegata reggia dei Gonzaga con Palazzo Ducale e il Castello di San Giorgio; il profilo dei campanili fra i quali si staglia quello della Basilica di Santa Barbara; il profilo delle numerose torri, alcune medievali,che punteggiano I'antico centro storico.

Qui si assiste ad una spettacolare successione di ambienti e architetture, testimonianze corrispondenti alle diverse epoche storiche che la città ha vissuto.

Mantova, infatti, offre oltre ai palazzi d'epoca Bonacolsiano-Gonzaghesca gioielli affrescati da Pisanello e Mantegna - anche costruzioni dell'XI secolo (Chiesa di San Lorenzo) e del XIII secolo (Palazzo del Podestà con la Torre Comunale). La città del quattrocento e rappresentata dagli interventi di Leon Battista Alberti e Luca Fancelli, autori della Basilica di Sant'Andrea, mentre sulla scena del cinquecento appaiono gli splendori giulieschi primo fra tutti Palazzo Te, capolavoro di Giulio Pippi, detto Giulio Romano.

Numerosi palazzi e chiese hanno poi arricchito il patrimonio architettonico della città nel corso dei secoli successivi, in particolare nell'epoca di Maria Teresa d'Austria (1740-1780) nella quale, fra I'altro, venne edificato dal Piermarini il Palazzo dell'Accademia che incorpora quell'esclusivo gioiello che e il Teatro del Bibiena. Lesedra di Palazzo Te, Palazzo d'Arco e il Teatro Sociale sono del periodo neoclassico e influenze liberty si notano in alcune costruzioni, fra le quali spicca il palazzo della Camera di Commercio.

Il Basso Mincio

TERRA DI ETRUSCHI E DI RISAIE

Verso meridione il lago Inferiore, dopo aver formato la «Vallazza" zona naturalistica di pregio internazionale, si contrae, per divenire di nuovo fiume.

Poco oltre la città tende ancora ad impaludarsi, creando altre verdissime aree umide nei pressi del borgo agricolo di Formigosa.

Sulla sponda opposta il Mincio lambisce Pietole di Virgilio, I'antica Andes che diede i natali al sommo Poeta. Qui vi e il Museo Archeologico Virgiliano ove e raccolto materiale protostorico, romano ed etrusco. Nei paraggi infatti, a Corte Forcello in territorio del comune di Bagnolo San Vito vi sono stati ritrovamenti di insediamenti etruschi.

II Mincio si avvia lentamente alla fine; nei secoli, in questo tratto terminale, si e scavato un letto fondo e sinuoso nella pianura, segnato da rive alte.

Lambisce alcune delle numerose frazioni di Roncoferraro. L'itinerario è attraverso risaie, campagne di mais, fossati, canali, fitti pioppeti, campi di angurie e meloni, caseifici, antiche ville signorili.

La navigazione e la corsa verso il Po

II fiume arriva nei pressi dell'ultima frazione di Roncoferraro, Governolo, la localitä rivierasca dove, secondo la tradizione, papa Leone fermö la discesa del re unno Attila. L'isola Matildica prende il nome dalla torre del castello, del 1100, fatta edificare da Matilde di Canossa.

Governolo è anche caratterizzato da importanti opere di regimazione delle acque: la conca ideata da Pitentino e Bertazzolo, detta "Vincianan" per i criteri idraulici che la ispirarono, fu costruita per impedire alle acque del fiume Po nei periodi di piena, di risalire lungo il Mincio.

Più a valle, verso Sacchetta di Sustinente, e stata costruita di recente la conca di San Leone, importante opera idraulica e di navigazione: e qui che le acque del Mincio sfociano e si mescolano con quelle più limacciose del grande Po. La conca mette poi in comunicazione il fiume con il canale navigabile Fissero Tartaro Canal Bianco, che scorre parallelo al Mincio da Formigosa.

In questa parte terminale le condizioni idrometriche del fiume consentono la navigazione, sia delle grosse "bettoline" per rimorchi fluviali che di motonavi per la navigazione turistica. Esistono due società per la navigazione fluviale - con sede a Governolo - che organizzano infatti escursioni. Le proposte di percorso sono varie: con partenza dai laghi di Mantova e possibile percorrere il basso Mincio sino al Po e proseguire poi sino al delta o alle lagune venete.

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INDIRIZZI UTILI

Per informazioni sul Parco del Mincio e sulle Riserve Naturali:


CONSORZIO PARCO DEL MINCIO Mantova, via Marangoni, 36 - Tel. 0376/22831

Per visite guidate nel Parco del Mincio e nei Centri Parco "Bertone" e "Rivalta"

ASSOCIAZIONE PER IL PARCO
Mantova, via Marangoni, 36 - Tel. 0376/228320-225724


Per informazioni su Mantova e provincia, sui musei e per informazioni alberghiere:

AZIENDA DI PROMOZIONE TURISTICA
Mantova, Piazza Andrea Mantegna, 6 - Tel. 0376/328253


Per visite a Bosco della Fontana:

COMANDO STAZIONE FORESTALE - Tel. 045/8345445