Martino di Campitello, eretico cataro, fu bruciato sul rogo a Ferrara,
in riva al Po, nellanno 1265. Durante lesecuzione della condanna
non venne lasciato solo: vicino a lui, a confortarlo stava lamico
Armanno Pongilupo, che non riuscì a trattenere il suo sdegno e
disse ai presenti: «Vedete, cosa sono queste azioni, bruciare questo
vecchio buon uomo. La terra non deve sostenere quelli che fanno tali cose».
E un frammento del dramma della chiesa catara bagnolese, sètta
eretica attiva nel Nord Italia dal 1180 alla fine del Duecento e con sede
vicino a Mantova (presso l'attuale Bagnolo San Vito). La vicenda del catari
bagnolesi è stata riportata alla luce da Vittorio Sabbadini, nel
suo libro Eretici sul lago: Storia del catari bagnolesi, risultato dellattento
studio di documenti storici e fonti inedite. Armanno Pongilupo e Martino
di Campitello sono due figure di rilievo, a cui è stato concesso
il giusto omaggio, nel contesto di una vera e propria odissea che porterà
i catari bagnolesi a subire la repressione e a fuggire verso Sirmione
e lEmilia (da Bologna fino a Rimini).
Sabbadini descrive la geografia della presenza catara bagnolese, col
suo epicentro sulle rive del lago che lambiva Bagnolo fino
a raggiungere la città di Mantova. Ma i catari bagnolesi si caratterizzavano
anche per la spiccata peculiarità delle riflessioni teologiche,
che in alcuni casi si distanziavano notevolmente dal dualismo assoluto
della nota chiesa catara di Desenzano (in totale le chiese catare in Italia
erano, a quanto pare, almeno sei).
E un viaggio affascinante, attraverso suggestioni filosofiche ed
esistenziali che vengono da lontano, molto probabilmente dal Vicino e
Medio oriente: il catarismo accoglie elementi gnostici, bogomili e influssi
derivanti dalla tradizione del primo Cristianesimo e dellesperienza
monacale e ascetica di Basilio e Origene.
Vengono posti in primo piano gli elementi specifici della chiesa catara
bagnolese, con scoperte documentali di grande interesse. Sul lago di Bagnolo
vivevano e operavano con ogni probabilità veri e propri teologi,
che hanno dato vita a una riflessione di carattere religioso e indubbiamente
anche speculativo di notevole importanza.
Nel 1273 viene citato Sirmione come nido di catari; anzi, colà
risiedeva il loro vescovo Lorenzo. In quellanno si occupò
degli eretici di Lazise, frate Timidio, allora inquisitore... Nel 1275
fu fatto vescovo di Verona il suddetto frà Timidio. Costui, con
linquisitore Filippo Bonacolsi, il padre di lui Pinamonte, (quegli
che fu capitano del popolo di Mantova), e Alberto della Scala, mossero,
con una schiera di armati, contro Sirmione e presero questo borgo addì
12 novembre 1276. Vi catturarono 166 tra eretici ed eretiche e condussero
a Verona i prigionieri, ponendoli in balìa di Mastino. Questi li
tenne in carcere e nullaltro fece contro di essi, ma, dopo la sua
morte, successogli nel capitanato il fratello Alberto, la maggior parte
di quei prigioni fu condannata al rogo. Il loro supplizio fu eseguito
addì 13 febbraio 1278.
Il testo non propone un lieto fine, almeno per i bagnolesi
rifugiatisi a Sirmione (il discorso è in parte diverso per gli
eretici fuggiti verso lEmilia). Daltronde, i catari non si
sottraevano ai colpi taglienti delle forze del Male, li accoglievano invece
come viatico per la salvezza eterna e come rimedio alla caduta
originaria delluomo: Da ultimo Satana pensò di far
luomo per averlo suo servo, e prese del limo della terra e fece
luomo simile a sé e ordinò allAngelo del secondo
cielo di entrare nel corpo di fango. Poi prese il fango e fece un altro
corpo, in forma di donna e ordinò allAngelo del primo cielo
di entrarvi. E gli Angeli piansero molto vedendosi imprigionati dentro
una forma mortale, nella diversità dei loro sessi.
Dopo la sua morte Armanno Pongilupo, bagnolese, pur in odore di santità
fu oggetto di un processo postumo per eresia. Le sue ossa
vennero riesumate dalla cattedrale di Ferrara e bruciate sul rogo. Il
Male era conosciuto e con esso necessariamente si conviveva, sul lago
di Bagnolo.