Profilo biografico


Carboni Antonio è considerato nativo di Villarotta di Luzzara in provincia di Reggio Emilia il 13 giugno 1954 (molto probabilmente nacque presso l'ospedale di Reggio Emilia).
Era un autentico artista: formatosi all'Istituto d'Arte "G. Chierici" nei primi anni delle Superiori, a Reggio Emilia, dovette interrompere gli studi per cercarsi un lavoro.
Non aveva padre e doveva anch'egli guadagnarsi da vivere. Accettò quindi diversi lavori, ma continuò a rincorrere la sua passione: l'arte, il disegno e la pittura (con qualche ritaglio per alcune opere scultoree).
Lo troviamo così alla fine degli anni Sessanta poco più che quattordicenne prendere in mano seriamente i pennelli e non smettere più fino a diventare un autentico pittore di strada, non molto lontano dallo stile di vita del pittore Antonio Ligabue. Il regista Raffaele Andreassi lo inserì come attore nel film "I lupi dentro".
Antony ha costantemente visitato le Mostre d'Arte e i Musei di tutta Europa, frequentati con una sete di apprendimento che il giovane artista sosteneva anche quando si ritrovava senza soldi.
Immediato, originale, dotato di personale intuito, filtrava le opere dei più famosi artisti del passato (da Van Gogh a Gauguin, da Fontana a Giorgi, da Morandi a Modigliani) fino ai contemporanei: gli Informali, gli Astrattisti, le Avaguardie espressionistico-astratte (ritenne Pollock un insuperabile maestro) e il Surrealismo di Mirò, di Braque, e dei grandi del Novecento pittorico mondiale.
Antony, negli ultimi anni di vita, non aveva una fissa dimora, amava la libertà e i colori della vita.
Era sicuramente fra i pittori più fuori del comune d'Italia, la sua auto "abitazione" era un'inconfondibile Ford Ka da lui trasformata in una singolare tavolozza per dipingere, un vero monumento di geroglifici, di simboli e di colori.
Della vita di Antony si raccontano episodi incredibili come, ad esempio, il periodo in cui visse in una piccola casa di legno costruita su un albero.
Ogni volta che Antony arrivava su una piazza iniziava la festa per i bambini.
Affermava di essere "il più grande artista vivente".
Amava dipingere i clowns definendoli l'anima ambivalente di ogni uomo.
Quest'uomo vero artista moderno, aveva una sensibilità talmente profonda da intenerirsi fino al pianto davanti ad un fiore. Ripresosi dalle emozioni, ringraziava il fiore e gli riconosceva solennemente una tinta su una tela per offrirla ai primi passanti che si fermavano a guardare le sue opere. Numerosi suoi amici possono testimoniare che ogni volta si lavava le mani sulle rive di un fiume o del Lago di Garda, chiedeva scusa all'acqua per averla disturbata e sporcata.
Antony viveva unicamente sulle riconoscenze economiche delle sue tele. Al tramonto del sole il singolare pittore amava la solitudine per imprimere le sue forti emozioni sulle tele.
Dipingeva i colori dell'infinito e dell'animo umano. I suoi quadri si trasfiguravano in forme astratte per fare sorgere, egli spiegava, le vibrazioni e la musicalità dei colori della vita.
La sua vita, come di frequente negli artisti stravaganti, non fu facile.
Il suo animo, eternamente bambino, fu in continua evoluzione: studiava, si aggiornava sulle nuove tecniche pittoriche. I soggetti delle sue tele furono senza tregua di trasformazione e di sensazioni.
Carbantony diventò un "pellegrino del mondo", dipinse per le strade di tutta Italia e dell'Europa girando la Francia, l'Austria, l'Inghilterra. Numerose sue opere furono nelle grandi collezioni italiane e straniere. Negli ultimi anni della sua vita, visse sognando ad occhi aperti sulle strade dei paesi vicini al Lago di Garda.
Affermava di essersi sposato con "libertà" il nome da lui dato ad un candido cigno che lo accompagnava sulle rive del lago di Garda.
Le sue gallerie furono spesso luoghi comuni, caffè, bar e osterie nei paesi dove spesso si fermava.
Incontrò casualmente a Valeggio sul Mincio (Vr) il prof. Claudio Gobbetti che gli dedicò, ancora in vita, il suo primo profilo biografico pubblicato dall'Edizione Nuova Cultura C.I.A.C. (Centro Italiano Artisti Contemporanei) con la prefazione di Luca Stella.
Antony amava trascorrere giornate artistiche anche con i giovani di Governolo a Castellaro Lagusello (Mn) e nel Parco Giardino Sigurtà di Valeggio sul Mincio.

La mattina del 28 giugno 2004 fu trovato privo di vita in una stanza dell'albergo ristorante "Da Pippo" ad Assenza di Brenzone sul Lago di Garda. La causa del decesso fu di arresto cardiaco per emorragia interna, forse la trascurata conseguenza di un'operazione subita diversi anni prima.
Dopo averlo trasportato nella camera ardente di Castelletto di Brenzone, fu poi tumulato nel cimitero di Villarotta dove, per alcuni anni, lavorò come custode.

A solo pochi mesi dalla sua morte, i critici d'arte hanno giudicato le sue opere di singolare valore artistico, degne di prestigiose mostre.

Il 19 marzo 2005 hanno inaugurato la prima esposizione retrospettiva delle opere di Antony o Carbantony presso il Museo Bentivoglio a Gualtieri di RE con la presenza dei critici:

Prof. Marzio dall'Acqua critico d'Arte presidente Accademia Nazionale di Belle Arti di Parma
Prof. Franco Canova storico e critico d'arte - Reggiolo (Re)
Prof. Paolo Angeli docente e critico d'arte - Suzzara (Mn)
Avv Alfredo Gianolio storico e critico d'arte - Reggio Emlia
Prof. Claudio Gobbetti docente e biografo di Carbantony - Valeggio sul Mincio (Vr)
Franco La Spada affermato artista di Brentonico (Trento)
Egizia Ongarini affermata artista di Reggiolo (Re)
Sig. Angelo Leidi critico d'arte di Luzzara (Re)

La mostra è stata "celebrata" con la pubblicazione del primo catalogo delle sue numerose opere esposte. La chiusura della mostra è stata fissata per domenica 1 maggio.
La mostra è itinerante e segna i suoi appuntamento a

- Brenzone - Salla della Cultura, dal 25 giugno al 3 luglio 2005 (primo anniversario della sua morte)

- Peschiera del Garda - Galleria d'arte dell'ex Caserma di Artiglieria - dal 15 luglio - 31 luglio 2005

- Biella Circolo Culturale “Orto degli Angeli” dall’1 – 16 maggio 2006