S_Erasmo
S. Erasmo

Santi patroni di Governolo

S_Agostino
S. Agostino

 

Curiosità sui Santi patroni di Governolo

a cura di Claudio Gobbetti

Prima di presentarvi i santi patroni, ricordiamo che a Governolo passò, il 4 maggio 1101, il card Bernardo di Vallombrosa (santo Patrono della diocesi di Parma) e non solo San Leone Magno Papa, ma anche, nel 1459, Papa PIO II.

 

Titolo della Parrocchiale

è dedicato a S. Erasmo Vescovo e Martire

 

Perché l’aggiunta del compatrono S. Agostino nella parrocchia di Governolo?

Nel 1300 vi sono due vittoriose battaglie: Il 28 agosto 1348 e quella del 28 agosto 1397 nella quale Francesco Gonzaga sconfisse i Visconti a Governolo. Poiché la nobile famiglia Gonzaga fu molta devota a S. Agostino, è presumibile far risalire, dal 1397, l’aggiunta del compatrono S. Agostino nella Parrocchia di Governolo.

Riguardo il titolo della parrocchiale è curioso osservare la semplice citazione di S. Erasmo (festeggiato il 2 giugno) e non il compatrono S. Agostino come è oggi festeggiato il 28 agosto.

Tale compatrono apparirà nelle Visite Pastorali del 1593 (e dal 1647 in poi).

 

S. Erasmo da Formia Vescovo e Martire

Festa 2 giugno

E’ venerato come patrono dei marinai con il nome di Elmo.

E’ il santo sempre citato in tutti i documenti storici per indicare la Parrocchia di Governolo che comprende Correggio Micheli

È invocato contro le epidemie e le malattie dell’intestino per il fatto che, nel martirio, gli sarebbero state strappate le viscere.

Figura simbolica (emblema): Argano, Bastone pastorale, Intestini, Palma

E' presente nel Martirologio Romano.

Originario di Antiochia, fu costretto durante la persecuzione di Diocleziano a nascondersi sul monte Libano. Arrestato e torturato fu miracolosamente liberato. Si recò in Illiria dove operò numerose conversioni. Nuovamente arrestato su ordine dell'imperatore Massimiano, sarebbe stato ancora liberato dall'arcangelo Michele che lo avrebbe condotto a Formia dove divenne vescovo e dove subì il martirio.

Fonti sicure attestano l’esistenza di un sant’Erasmo vescovo di Formia, martire al tempo di Diocleziano e Massimiano (303) e sepolto nella località costiera del Lazio meridionale. Di storico su di lui si sa, però, poco. La «Passio» che lo riguarda, compilata nel VI secolo, è leggendaria. Venerato nel Lazio e in Campania, è menzionato, oltre che negli antichi martirologi, anche nel Calendario marmoreo di Napoli.

Nell’842, dopo che Formia era stata distrutta dai Saraceni, le reliquie furono nascoste nella vicina Gaeta. Quando furono ritrovate, nel 917, il martire venne proclamato patrono della diocesi del Golfo. Nel 1106 Pasquale II consacrò la cattedrale di Gaeta, dedicandola alla Vergine e a sant’Erasmo.

Fonti degne di fede attestano l'esistenza di un s. Erasmo, martire, vescovo di Formia, il cui culto era molto diffuso nella Campania e nel Lazio. La più antica è il Martirologio Geronimiano in cui Erasmo è ricordato il 2 giugno.

S. Gregorio Magno alla fine del sec. VI, scrivendo al vescovo Bacauda di Formia, attesta che il corpo del santo era conservato in quella chiesa: "Formianae ecclesiae in qua corpus beati Herasmi martyris requiescit" (Reg. Ep., I, 8). Lo stesso pontefice ricorda due monasteri dedicati ad Erasmo: uno a Napoli (Reg. Ep., IX, 172) e l'altro posto "in latere montis Pepperi" presso Cuma (Reg. Ep., I, 23).

Anche Roma aveva un monastero dedicato al santo sul Celio, nel quale fu educato da giovane il papa Adeadato (m. 619) che poi, da pontefice, lo ampliò e lo arricchì di beni e privilegi (Lib. Pont., I, 346). Altri monasteri intitolati ad Erasmo erano presso Formia (detto anche di Castellone) e presso Itri "in valle Itriana".

Il nome di Erasmo, oltre che nei martirologi storici, donde è passato nel Romano, era inserito nel Calendario marmoreo di Napoli. Nell'842, dopo che Formia era stata distrutta dai Saraceni, le sue reliquie vennero trasferite a Gaeta e nascoste in un pilastro della chiesa di S. Maria, dove furono rinvenute nel 917 dal vescovo Bono. Da quel tempo Erasmo fu proclamato patrono di Gaeta e furono anche coniate monete con la sua effigie. Il 3 febbraio 1106 Pasquale II consacrò la cattedrale di Gaeta in onore della Vergine e di Erasmo.

Nel Medio Evo il santo fu annoverato tra i cosidetti santi Ausiliatori e invocato specialmente contro le epidemie, mentre i marinai lo venerano come patrono col nome di S. Elmo.

Sulla personalità di Erasmo purtroppo siamo male informati poiché la passio, compilata con molta probabilità verso il sec. VI, è favolosa e leggendaria, né può aver maggior valore una biografia attribuita, senza solido fondamento, a Gelasio II (1118-19). Da questi scritti appare evidente come gli autori niente sapessero di sicuro intorno ad Erasmo se non ch'era stato vescovo di Formia ed era morto martire al tempo forse di Diocleziano.

Secondo la passio, dunque, Erasmo era oriundo di Antiochia. Quando scoppiò la persecuzione era già vescovo e si nascose per sette anni in una caverna del monte Libano. Ritornato in città fu arrestato e condotto al tribunale dell'imperatore che con lusinghe e tormenti cercò di persuaderlo a sacrificare agli dei; ma Erasmo rimase saldo nella fede e fu rinchiuso in carcere. Liberato miracolosamente, si recò nell'Illirico dove in sette anni convertì quattrocentomila persone. Arrestato ancora una volta per ordine di Massimiano, fu condotto a Sirmio dove abbatté un simulacro e convertì altre quattrocentomila persone, molte delle quali furono immediatamente uccise, mentre Erasmo, dopo essere stato ancora tormentato orribilmente, era rinchiuso in carcere. Fu liberato allora dall'arcangelo Michele che lo condusse a Formia, ed ivi sette giorni dopo placidamente morì.

Le notizie sono tratte dalla  relazione di Antonio Balducci cfr. Link http://www.santiebeati.it/dettaglio/55550

 

 

S. Agostino

Festeggiato il 28 agosto

 

Breve sintesi biografica di S. Agostino

Agostino è nato il 13 novembre 354 da Patrizio e Monica a Tagaste nella Numidia (Souk-Ahras Algeria). Forse i suoi genitori erano di origine romana. Patrizio, il padre, solo nei suoi ultimi anni entrò nella Chiesa come catecumeno e fu battezzato poco prima della morte (371). La madre, Monica, era invece cristiana molto fervente.

Agostino frequentò a Tagaste le prime scuole e, per volontà del padre, proseguì i suoi studi nella vicina Madaura per diventare rètore.

All'età di diciannove anni Agostino riconobbe in sé la passione verso la filosofia; dopo breve tempo, aderì al manicheismo, religione di origine persiana largamente diffusa in Africa settentrionale.

Riprende in seguito gli studi (371) a Cartagine, dove convive con una donna e, dalla quale, un anno dopo, gli dona un figlio, Adeodato. Tale convivenza durerà per quindici anni.

Disprezzava, in quel tempo, la religione cristiana di sua madre.

Già a venti anni, nel 374, insegna grammatica a Tagaste e retorica a Cartagine.

Viene spesso presentato come un’anima inquieta di grandi aspirazioni intellettuali, nel 383 parte per Roma, dove spera di trovare maggiori soddisfazioni professionali.

A trenta anni (384), con l'aiuto del prefetto di Roma, Simmaco, ottiene di insegnare Retorica a Milano, dove conosce il vescovo sant'Ambrogio. Affascinato dall'assiduo ascolto dei discorsi del vescovo, Agostino muta radicalmente il proprio giudizio sulla Bibbia.

Il 386 è l'anno della grande conversione, alla quale hanno contribuito i frequenti colloqui con l'amico Nebridio, il racconto della conversione di Vittorino fattagli da Simpliciano, quello dell'ascetismo di S. Antonio e, sopra tutti gli altri, la lettura delle Lettere di san Paolo.

Nella notte di Pasqua, il Sabato santo 23 aprile del 387, Agostino ricevette il battesimo assieme al figlio Adeodato, per mano del vescovo sant’Ambrogio.

Alcuni mesi dopo ritornò in Africa, passando per Roma. Ad Ostia, poco prima di imbarcarsi, la madre Monica si ammalò e morì.

Nell'autunno del 388 rientrò a Tagaste ove visse nella casa paterna con alcuni amici per viverci in comunità religiosa monastica: si dedicò allo studio e alla meditazione spirituale e fondò un monastero.

A Ippona (oggi si chiama Bona, in Algeria) il vescovo Valerio gli conferisce il sacerdozio e, dopo alcuni anni fu nominato vescovo di Ippona, suo sucessore, in un periodo di disordini politici e conflitti dottrinali.

Agostino si dedicò totalmente alla lotta contro il manicheismo e le dottrine eretiche del tempo.

Scrive le "Confessioni" nel 397-398.

Il suo capolavoro, "La città di Dio", è meditato studiato e scritto nel periodo che va dal 400 al 430.

Riuscì nei 40 anni di apostolato a diffondere la dottrina cattolica dalla sua città di Ippona a rischio della sua stessa vita. E' stato il primo filosofo morale della religione Cristiana e un dotto teologo.

Agostino muore il 28 agosto del 430.

 

S. Leone Magno

Venerato il 10 novembre

(nella chiesa d'Oriente il 18 febbraio)

 

San Leone non è il santo patrono della parrocchia di Governolo, tuttavia ne segna la storia di questo territorio con l’incontro di Attila, Re degli Unni, nel 452, là dove il fiume Mincio sfociava nel Po.

La tradizione religiosa a Governolo, legata a San Leone, inizia con la prima processione avvenuta il 10 aprile del 1614 seguita dall’ingresso delle reliquie provenienti da Roma collocate nell’antica chiesa parrocchiale oggi non più esistente. Alcune tracce degli affreschi interni di quella chiesa sono rimasti, ancora oggi visibili, in una parete esterna del campanile gotico lombardo connesso alla casa canonica.

 

Breve sintesi biografica di San Leone Magno

Papa e dottore della Chiesa

Leone nacque da genitori toscani verso la fine del IV sec. Ricevette un'educazione molto profonda, come dimostrano i 96 sermoni e le 173 epistole che ce ne restano.

Quando fu acclamato al soglio pontificio, successore di papa Sisto III, si trovava nelle Gallie per una delicata missione diplomatica.

Il 29 settembre 440 fu consacrato vescovo di Roma.

Papa Leone I visse in un'epoca critica di transizione in cui la decadenza della gigantesca organizzazione dell'Impero Romano venne a coincidere con l'avvento del cristianesimo uscito dalle persecuzioni da solo un secolo, e con la violenta entrata delle civiltà barbariche.

Nel 452 l’Occidente vive tempi di terrore. L’Impero non aveva più un vero esercito. Gli Unni di Attila, già battuti da Ezio nel 451, si riorganizzarono in fretta e piombarono nel nord Italia nel 452.

Il debole imperatore Valentiniano III chiese a papa Leone di andare da Attila con una delegazione del Senato. S’incontrano alle foci del fiume Mincio nel Po oggi Governolo in provincia di Mantova.

Leone convinse il capo unno a lasciare l’Italia, anche col pagamento di un tributo (la leggenda parlerà poi di una visione celeste che terrorizza il superstizioso Attila).

Tre anni dopo, i Vandali d’Africa invasero Roma col re Genserico. A difendere ci fu solo Leone, che non potè impedire il saccheggio, ma riuscì comunque ad ottenere che non incendiassero la città e il rispetto della vita degli abitanti.

Non si hanno notizie sugli ultimi tempi della sua vita. Il Liber pontificalis dice che governò 21 anni, un mese e 13 giorni. I romani lo chiamarono “Leone Magno”, il Grande.

Leone morì nel 461.

Fu un papa energico, contrariò le sopravvivenze del paganesimo, dei manichei e dei priscillanisti. Intervenne d’autorità nella polemica cristologica che infiammava l’Oriente, convocò il concilio ecumenico di Calcedonia nel quale si proclamò l’esistenza in Cristo di due nature umana e divina, nell’unica persona del Verbo.

Compose anche preghiere contenute nel “Sacramentario Veronese”.

Benedetto XIV, nel 1754 lo proclamò Dottore della Chiesa.

E’ il primo papa che ebbe il titolo di Magno (Grande).

Leone viene ritratto in abiti papali con in testa il triregno, e l'episodio della sua vita più rappresentato nell'arte è l'incontro con Attila: celebre l'affresco di Raffaello nei Palazzi Vaticani.