I Catari

I BUONI UOMINI

TRA INQUISIZIONE E VANGELO:

LA CHIESA CATARA

DI BAGNOLO SAN VITO

di Vittorio Sabbadini

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L’ALBA DEL TERZO MILLENNIO

 

Il Cristianesimo, all’alba del terzo millennio, è la religione largamente dominante e tradizionale nel mondo occidentale. Si riscontra però, da parecchi anni, il frequente ricorso, specie tra i ceti medi e le giovani generazioni, alla scelta di nuove sette o chiese fondate da leaders religiosi, soprattutto negli USA e poi giunte da noi: Bambini di Dio, Testimoni di Geova, Scientologia o Dianetica, il Tempio del Sole, oppure mistici o guru orientali : Meditazione trascendentale creata dall’indù Maharishi, la setta degli Arancioni di Rajneesh, gli Hare Krishna, i Moonisti del profeta coreano Sun Myung Moon e centinaia di altre sette di guarigione o anche suicide, costituenti comunità esoteriche ed iniziatiche con spiccati caratteri di elitismo asociale. Sono forse le nuove eresie? C’è una diffusa corsa verso la "nuova religione" che risolverà tutti i mali individuali, insegnerà la nuova verità, donerà al seguace la piena "autorealizzazione", salvandolo da ansie, da turbe psichiche, dal senso di frustrazione e di insignificanza in cui vive. Forse vuole essere una risposta ad uno stato di malessere generico e diffuso, causato dalla crisi esistenziale ; crisi che è prodotta dagli squilibri del processo di trasformazione culturale che oggi travolge la sfera dei valori che prima tenevano in equilibrio i rapporti fra uomo e mondo. Oggi ci sono forti contraddizioni tra un progresso tecnico- scientifico avveniristico e una frustrante disattenzione, un vero abbandono nei confronti dell’uomo. E il disagio della civiltà occidentale ovvero civiltà industriale, è aggravato dalle distorsioni di uno sviluppo che cresce continuamente in certe zone del pianeta a spese di altre zone umane e culturali. Come nel Medioevo. Ci sono nuovi nazionalismi, nuovi razzismi ed odi etnici e religiosi, come nel Medioevo, inoltre c’è squilibrio tra le richieste dell’uomo e le offerte deludenti della scienza e delle istituzioni. Nell’era elettronica l’Uomo reclama il recupero di una dimensione religiosa, intesa come ricerca di una medicina più affidabile, come rimedio al male sottile che ci insidia più o meno tutti. "L’uomo ha sempre bisogno di un altro tempo oltre a quello in cui vive. La vita dura come un fiammifero: si accende, brucia ed è finita. E’ evidente che si ha bisogno di consolarsi con un altro tempo. Ma per questo non c’è solo il tempo del cristianesimo, ci sono tutti tempi religiosi".

 

L’ALBA DEL PRIMO MILLENNIO

 

L’alba del primo millennio di Cristianesimo, ci mostra un uomo che " viveva in un mondo proprio differente dal nostro.. e il cristianesimo occidentale assomigliava ad una città assediata; a sud l’espansione musulmana, a nord i Normanni, ad est l’altro grande impero cristiano, Bisanzio". Questo uomo, aveva paura del Male, che identificava in una figura mostruosa e terribile, il Diavolo, nella cui esistenza credeva come a quella di Dio, e aveva bisogno di consolarsi e credere in potenze superiori, come la Chiesa o l’Imperatore, che lo potessero salvare dalla fame, dalla malattia, dalla guerra, " Salva me, Domine, a fame, a malo, a bello" . Non sempre queste Istituzioni erano degne di fede e il loro comportamento era morale. Soprattutto la perdita di fiducia nella Chiesa, generava profonde crisi in quelle masse disperate, sfruttate e stremate dal punto di vista economico, dalle cattive stagioni, dal pagamento della decima e delle corvèes, " di coltivazione, trasporti, fornitura di modesti prodotti dell’industria casalinga". E nella corruzione quasi generale, mancando il Pastore, si mettevano a seguire colui che in quel momento interpretava i loro desideri, la loro voglia di emancipazione e di libertà. Chi nasceva nobile e ricco accedeva a tutti quei privilegi e immunità che rendeva la sua famiglia potente e da temere. Chi nasceva dal popolo e povero era destinato ad una vita di stenti, di fame e di fatica e di soprusi di ogni genere che lo portavano ad opporsi, a cercare di non pagare le decime, ad organizzarsi in forme di lavoro associato per sfuggire all’esosità delle Corporazioni. E poichè nella Chiesa non trovava sostegno, Essa esortava gli sventurati a sopportare con rassegnazione la propria disgrazia, perchè manifestazione della volontà di Dio, si rivolgeva ad una Chiesa parallela e segreta che conviveva con quella ufficiale, la Chiesa eretica. I suoi Pastori erano uomini e donne che vivevano di elemosina, senza domicilio fisso, che " seguivano nudi il Cristo nudo " così come viveva la stragrande maggioranza della popolazione.

La povertà vergognosa poneva il problema della dignità umana, e i preti eretici compresero questo dramma e andarono verso il povero direttamente, considerandolo una persona, ma così fece poi anche San Francesco.

Quali furono le cause del diffondersi dell’eresia nelle società occidentali? Presentiamo un breve excursus su queste cause che riguardano il campo dell’economia, delle crisi alimentari, delle lotte e sommosse all’interno delle città settentrionali, della corruzione della Chiesa, che portarono l’eresia ad insediarsi e poi ad espandersi in tutta l’Europa, nei primi secoli dopo il mille.

 

 

ECONOMIA

Nell’VIII secolo l’intera Europa avrà forse ospitato 27 milioni di abitanti con 2,7 abitanti per Km quadrato. Agli inizi del XIV secolo gli abitanti erano circa 70 milioni e 7 abitanti per Km quadrato. Dall’VIII al XIV secolo gli abitanti in Europa erano triplicati. Dal 1050 al 1250 circa ci fu un "intenso processo di popolamento che trasformò il volto dell’Europa,..le foreste e i terreni incolti incessantemente ridotti dall’aratro, radure aperte tra gli alberi o le macchie, villaggi interamente nuovi aggrappantisi al suolo vergine".Per mantenere questo crescente numero di persone ci pensarono i Monaci e i Coloni. Essi crearono nuovi campi e strade e mercati. Nel XIII secolo mangiare e bere abbondantemente è un segno di credito e di ricchezza. Il pane non è più quella rara leccornia che era stata nel X secolo, quando anche i monaci non potevano permetterselo tutti i giorni. Adesso anche il povero può aspirare al suo pezzo di pane. Lo stesso vale per il vino, di qualità discreta. Nei documenti mantovani viene sempre, nella investitura del feudo, nominato il terreno coltivato a vigneto, oltre a quello prativo e arativo. Pane e vino si sono diffusi perchè le bonifiche e le distruzioni forestali hanno aumentato lo sfruttamento delle aree di coltura, incrementate dalle innovazioni tecniche del torchio e del mulino, dall’incremento dei trasporti, frutto della costruzione di strade e di una fitta rete di mercati. Nell’XI e XII secolo in famiglie benestanti l’alimentazione consiste in pappe e passati. La carne è riservata agli aristocratici che cacciano la selvaggina. I contadini la mangiano poche volte all’anno, soprattutto nel giorno della macellazione del maiale, e così è stato, per la nostra gente, fino a cinquant’anni fa.

Altri giorni mangiavano prodotti del latte e vegetali; se la prevalenza dell’alimentazione erano vegetali, bisognava mangiarne molti per saziarsi. Il ricco non si nutriva meglio del povero, ma di più. A corte erano preferite le spezie e le salse e i vini pregiati.

LE CRISI ALIMENTARI

La crisi alimentare in Europa era stata resa palese nel 1095 da papa Urbano II nel Concilio di Clermont. La sovrapopolazione vive " su di una terra che fornisce appena il sostentamento a coloro che la coltivano". La prima crociata darà il miraggio di un bottino. In quell’anno la siccità durò da marzo a settembre e aveva portato carestia ed epidemia in tutto il Nord Europa. Nel 1099 si presentava una situazione catastrofica. Durante la semina, ci furono inondazioni che fecero ammalare il grano, e in primavera ci fu proliferazione di insetti. Tornavano i Crociati dall’Oriente, che aveva assorbito parte della massa dei bisognosi, e portarono con sè la lebbra. Nel 1115, nel giorno dei funerali di Matilde di Canossa presso il monastero di San Benedetto di Polirone, i monaci sfamarono ben 4000 poveri. Nel 1122 nuovi segni di calamità in Portogallo che si propagò nel 1124 in Germania sotto forma di carestia ed epidemia. Nel 1142-43 una nuova serie di calamità colpì l’Europa. E si diffuse in Germania. Di questi anni è la lettera, che riportiamo più avanti, di Evervino di Steinfeld a San Bernardo sugli eretici di Colonia. Ci furono trombe d’aria, piogge abbondanti e clima freddo d’estate. Nel 1161-62 altra carestia in Francia, nei Paesi Bassi, in Germania, che si protrasse fino al 1166. Un numero incalcolabile di persone morì di fame. I monasteri non riuscivano più a sfamare con le elemosine queste masse di affamati. Verso il 1186 la siccità aveva compromesso i raccolti della Pianura Padana e nel 1190 eccezionali piogge rovinarono i raccolti. Il prezzo del grano decuplicò e salì di prezzo l’orzo e il sale. La fame in quel tempo stremò l’Europa. La carestia si protrasse fino al 1198, anno che vide inondazioni, intemperie e raccolti tardivi. Nel 1223 a Mantova ci fu un grande terremoto che distrusse un " numero infinito di case, di torri e i monti crollarono", mentre "nell’anno 1259 in tutta la Lombardia ci fu una grande mortalità di persone" e sempre nel mantovano, per tutto il mese di febbraio del 1274, "ci fu un così grande freddo e cadde tanta neve che quasi tutte le viti e i fichi morirono". Dopo più di un secolo di fame, malattia e miseria la stragrande maggioranza della popolazione europea era povera. "Il Povero" veniva rappresentato nudo, era l’immagine dell’indigenza completa, la magrezza indicava la sua fame, le ulcere attestavano le deformazioni, il bastone indicava le sue deficienze fisiche, il cane accanto rappresentava l’assenza di compagnia umana. Il povero era coperto di stracci, a mala pena protetto da ruvide pelli, la sua abitazione era costituita da una capanna, a stento aveva un pagliericcio per terra e come coperta un telo, una pentolaccia affumicata che serviva a preparare una pietanza raccolta qua e là. Andava sempre a piedi nudi. Inoltre l’indebitamento rappresentava una piaga abituale delle società rurali. Le più fortunate ricorrevano al prestito per acquistare bestiame e attrezzi, e per costruire stalle e granai. Le più numerose erano schiacciate da oneri familiari, e oberate da obblighi immutabili verso i loro signori e in periodi di carestia le conseguenze nefaste dell’indebitamento toccavano il fondo. Da una parte gli obblighi al signore e le conseguenze dei debiti già contratti, dall’altra l’aumento dei prezzi; i creditori erano inesorabili e la giustizia non consentiva dilazioni. Si doveva abbandonare la terra, avviarsi verso l’ignoto, si viveva al di fuori della legge e ai margini della criminalità, si rubava per vivere. "Molti ridotti in condizioni di estrema indigenza presero a vivere contro ogni consuetudine, diventando ladroni e finendo impiccati." E chi è il "povero" se non il contadino? Umiliato e disprezzato, vergognosamente, nei secoli dei secoli.

L’identificazione del contadino con il povero è ormai un clichè della letteratura. Braccia enormi, membra massicce, gli occhi distanti l’uno dall’altro di una spanna, spalle larghe, petto largo, capelli irsuti, pelle del volto nera come il carbone. Poteva rimanere molti mesi senza lavarsi, su di lui non cadeva acqua che quella piovana. Il povero dei santuari era repellente e maleodorante. Il povero era rapinatore e ladro, e in una società cortese, era senza coraggio, e come armi usava l’astuzia e i colpi bassi; privo di istruzione, si diceva tale l’asino tale il contadino.

Gli eretici stavano accanto alle sofferenze di questa gente, condividevano le stesse privazioni e all’incertezza del domani portavano parole di consolazione, di conforto e di speranza. Ma il Dio dei cristiani mandò allora, San Francesco e San Domenico.

Domenicani e Francescani alloggiavano senza domicilio fisso, anche in una capanna. Francesco aveva compreso che era necessario, prima di tutto, andare verso il povero direttamente, considerandolo una persona. Come avevano già fatto i movimenti eretici, così fecero gli Ordini mendicanti, ponendo i loro insediamenti ad una certa distanza dal centro urbano, in un sobborgo a mala pena urbanizzato. Così cercò di fare Zambonino de Rufino, nel mantovano. In un documento del 23 maggio 1223, Zambonino, ricco proprietario terriero, presente il vescovo Enrico Delle Carceri ( 1192- 1227, veronese, principe dell’impero, podestà di Mantova, quasi sempre assente), nel Capitolo del monastero di San Marco di Mantova, offriva tutti i suoi possedimenti siti in Camposomario, nel comune di Roncoferraro, per la fondazione di un monastero in luogo imprecisato. "Questi signori mantovani tentavano la fondazione di monasteri in campagna; ciò potrebbe corrispondere all’idea della vita monacale antica, separata dal mondo; ma potrebbe corrispondere anche alla necessità di fissare nuove forze di lavoro nella campagna, abbandonata dai servi della gleba emancipati." A differenza dei Catari che vivevano con la povera gente, i frati di questi conventi vivevano ritirati dal mondo e rari erano i contatti fuori del monastero. Infatti in documenti del 24 marzo e 7 aprile 1250 riguardanti la fondazione di un monastero a Romanore, queste erano le disposizioni: dovevano vivere nel monastero, dotato di 100 biolche di terra, 15 religiosi, tre paia di buoi, 150 pecore e 20 agnelli, polli, galline e maiali a sufficienza, un’asina e 5 servi. Si potevano risparmiare fino a 10 libbre e ci si poteva indebitare fino a 50 libbre. Tutta la proprietà del monastero doveva essere circondata da un fossato largo 5 braccia e poi da una siepe o strada, in modo da conservare i monaci dallo " strepitu saeculari" ( dalle tentazioni del mondo). I monaci potevano passeggiare entro questo circuito mentre i conversi per tutto il fondo. Solo due procuratori potevano avere la licenza di uscire dal monastero, mentre gli altri lo potevano fare solo tre volte e per necessità. Nessuno poteva entrare nel monastero senza permesso. Le donne erano assolutamente escluse. Se questa era la loro Regola, erano religiosi che non potevano certo fare apostolato in mezzo alla gente delle città, o delle campagne, dove la povertà covava sotto il regno del denaro, nè combattere gli eretici. Invece gli Ordini mendicanti si integrarono nel tessuto sociale urbano, andando a cercarvi i modelli della povertà più acuta per offrire ai più diseredati il conforto di una reintegrazione.

C’era un rovesciamento in confronto a quei monaci, individualmente poveri e collettivamente ricchi che fuggivano dalle città, "sentine di tutti i peccati", per darsi alla contemplazione e alla preghiera, mentre adesso i religiosi, individualmente e comunitariamente poveri, andavano in città per incontrare ricchi e poveri, con una preferenza particolare per questi ultimi.

Nel XIII secolo le città furono colpite dalla carestia, dal rincaro della vita, dalle sommosse. " Le città dell’Italia del nord verso il finire del XII e durante il XIII secolo, cominciarono una lotta lunga e sanguinosa tra borghesi, cittadini, e popolani, contro la classe aristocratica al potere. Brescia ( 1196), Piacenza, Milano, Cremona ( 1198), Reggio Emilia ( 1200), Vicenza (1206), Piacenza (1250), Parma (1255), Bologna (1256), Milano (1258), Siena (1262), Firenze (1266), Venezia (1268)".

 

CORRUZIONE DELLA CHIESA

 

La corruzione profonda del clero verso la fine dell’XI secolo finì per sollevare l’opinione pubblica. Nella dottrina la chiesa manteneva un ideale di santità, nella pratica si smentiva. La corruzione del clero non si distingueva per niente da quella che regnava in tutti gli strati della società feudale e che favoriva l’estremo imbarbarimento dei costumi." Ma i laici anche i più viziosi, sentivano la contraddizione che esisteva tra la morale ufficialmente insegnata e la vita reale di coloro che l’insegnavano".

 

Elezione di papa Benedetto IX

In Italia nel 1033, alla morte di papa Giovanni XIX, venne eletto papa Teofilatto dei conti di Tuscolo, col nome di Benedetto IX. Aveva dodici anni ! Dopo due anni fu costretto a lasciare Roma a causa della potente famiglia dei Crescenzi che voleva riprendere il potere nella capitale della cristianità. L’adolescente papa si rifugiò in Toscana, presso Bonifacio di Canossa, ad attendere l’aiuto dell’imperatore Corrado II. Il 1 maggio 1045 rinunciò al soglio di Pietro." La tiara fu comprata da Gregorio VI, simoniaco. Si faceva mercato degli uffici ecclesiastici. Il clero era avido di ricchezze, di potenza, e di fasto."

Il papa Gregorio VII ( Ildebrando Aldobrandeschi, 30 giugno 1073 - 25 maggio 1085) durante il suo pontificato combattè la corruzione della Chiesa. Tra i sostenitori della Riforma gregoriana, oltre alla contessa Matilde di Canossa, ci fu Giovanni, abate di Fècamp, ( 990- 1078). Leggiamo in una sua lettera lo sconforto e il dolore che prova nel constatare la dilagante corruzione dei prelati :

"Le chiese hanno perduto la loro gloria, ecco il mio dolore: le loro guide le pasce il vento! Ecco le pietre del santuario gettate a terra e disperse all’angolo di ogni strada: come è cambiato il loro colore splendido, come si è annerita più dei carboni la fulva bellezza dell’oro! Lo zaffiro è abbandonato sotto la polvere, la gemma è insozzata...Il clero ed il popolo, i sacerdoti ed i monaci, non hanno più nulla che li distingua, nulla nelle loro azioni, nulla nel modo di vivere. Tutti hanno traviato, sono tutti divenuti inutili: più nessuno fa il bene...Hanno lasciato la retta via per correre dietro all’avarizia.....Si vede crescere una cupidigia feroce ed una ambizione astuta e hanno preso vigore a tal punto che, proprio in coloro che dovrebbero essere morti al mondo, in questi la gloria del mondo è più viva. Un’attività secolare pressochè enorme è entrata nel monastero, ed il luogo sacro, che doveva essere un porto di salvezza per chi cercava rifugio, ora è diventato senza dubbio un mare di perdizione".

 

IV Concilio Laterano

Il papa Innocenzo III ( Lotario Conti, 22 febbraio 1198- 16 luglio 1216) nel IV Concilio Laterano, tenuto dall’11 al 30 novembre 1215, si scagliò contro la corruzione con queste parole :

"..Percuotete.. senza distinzione di fratello o d’amico ma percuotete in modo da sanare; uccidete in modo da rendere la vita. E cominciate dal mio santuario; poichè è tempo, come dice l’Apostolo, che il giudizio cominci dalla casa di Dio. Infatti tutto ciò che è corrotto nel popolo viene principalmente dal clero. Il prete che pecca fa peccare il popolo; quando i laici vedono che i preti si abbandonano agli eccessi, essi vi si precipitano sul loro esempio. Ripresi, dicono per scusarsi: il figlio fa quanto vede fare dal padre e al discepolo basta essere come il suo maestro. Di là vengono i mali nel popolo cristiano. Muore la fede, è sfigurata la religione, confusa la libertà, calpestata la giustizia, pullulano gli eretici, insolenti diventano gli scismatici, crudeli e perfidi prevalgono i figli di Agar".

Politica finanziaria della Santa Sede

" ..Una crisi molto grave per le sue conseguenze ebbe quale punto di partenza la politica finanziaria della Santa Sede. Si trattava di trarre importanti risorse finanziarie dalla Cristianità, o con le tassazioni sulle chiese, o riservando le cariche ecclesiastiche ala Santa Sede, che percepiva delle imposizioni in occasione delle collazioni..Innocenzo IV ( 1243-1254) fu il principale artefice di tale sistema.. In linea generale si può affermare che in tutta la Cristianità la fiscalità pontificia divenne per molte anime una causa di scandalo".

Monastero di San Benedetto in Polirone.

"..Ora non più astinenze dalla carne, dal vino e dai servi; non più il lavoro fine a se stesso, mezzo di mortificazione, di raccoglimento e di onesto vivere. Onde s’infiltra presto nell’anima de’ monaci anche il veleno di basse passioni, e il desiderio di quei piaceri mondani che dovevano essere obliati oltre la soglia del chiostro. Resi infine quasi vergognosi della virtù e spregiatori d’ogni studio, se ne vivono nell’ozio infingardo dal quale non si rimuovono che per darsi a biasimevoli pratiche e a turpi sollazzi".

L’ERESIA CATARA

All’alba dell’anno mille le eresie che erano nate in X secoli di Cristianesimo furono moltissime. L’eresia che si diffuse in Europa dall’XI al XIV secolo e che ebbe un grande seguito di fedeli, fu quella Catara. Il catarismo fu " una eresia che nei suoi molteplici volti, ha tentato di offrire alle nuove masse dell’Europa dopo il Mille, una fede di consolazione esistenziale".

Nel Medioevo anche il territorio mantovano fu partecipe dei fenomeni ereticali. Bagnolo San Vito, in provincia di Mantova, fu una sede vescovile catara ad iniziare dall’anno 1180. Questa sètta era detta " Bagnolense. " I fenomeni ereticali non sono atteggiamenti aberranti di sconsiderati oribelli ma espressione essi pure di una fede vissuta con intensità profonda ed intima".

 

LE ORIGINI

La religione dei Catari o dei Puri proveniva dall’Oriente. Erano detti Manichei, ma tutte le eresie dell’XI secolo comparse in Europa Occidentale sono state dette manichee; era un modo di dire " eretico ". Ma quale è la definizione di eresia?

"Uno dei più grandi maestri della filosofia e teologia scolastica, Pietro Lombardo, morto nel 1160, suggerisce alcuni pensieri che possono essere così tradotti in contenuti moderni: Eresia è una ostinata capacità di pensare e di agire in modo diverso dagli altri normali cittadini. Essa non consiste in testi sacri, ma nel senso che la mente dà a quanto legge. E’ trionfo di una mentalità indipendente, esaltazione di una intellettualità individuale che sa opporsi alla fede comune, alla ideologìa dominante, ai valori etici della prassi generale. Eresia, che è azione di libera scelta, viene da parole concatenate non nell’ordine voluto da chi controlla la società, è disordine rispetto all’ordine costituito". Eresia è quindi sovversione, eversione e allora l’eretico è sottoposto dalle autorità alla morte civile, al bando dalla società, alla privazione di tutti i beni, alla distruzione della propria casa, ad essere bruciato vivo. Il papa si arroga il diritto di essere il guardiano della salute morale pubblica in tutta l’Europa cristiana e si considera Signore che non solo ha il potere di aprire o chiudere le porte del cielo a chiunque, ma ha anche la facoltà, almeno in teoria, di destituire imperatori, re, principi nel caso che disubbidiscano, sempre secondo il suo parere, alla legge di Cristo. Ora questa immensa potenza ha paura della libera parola amministrata dai predicatori eretici, della lettura nelle famiglie di testi della Sacra Srittura, tradotti nella lingua parlata del popolo."

 

IL BOGOMILISMO

La Grande Bulgaria, negli anni tra il 927 e il 969, era governata dallo zar Pietro. Il popolo era grandemente oppresso e ci furono rivolte di contadini. Erano masse affamate, costrette a vivere in condizioni di grande sofferenza. Portavoce di questa protesta fu un prete, Bogomil. "Bog" in slavo vuol dire "Dio" e "Mil" equivale ad "amato", perciò "Amato da Dio". Il prete Cosma scrisse tra il 969 e il 972 un "Trattato contro i Bogomili". La loro zona di predicazione fu la Bulgaria Orientale e la Macedonia. Bogomil elaborò una nuova dottrina secondo la quale Dio era signore del solo mondo spirituale e invisibile, mentre tutto il mondo materiale, con la sua cattiveria e malvagità, era il dominio di Satana, Principe del Male. Secondo l’antico testo bogomilo " Le argomentazioni di Giovanni", Satana era stato in principio, un Angelo.

 

"Egli stava nelle virtù dei cieli

e presso il trono del Padre

invisibile ordinatore di tutte le cose.

Discendeva dai cieli fino all’Inferno

ed ascendeva fino al trono di Dio,

invisibile Padre,

e custodiva quelle glorie

che erano sopra tutti i cieli.

E pensò di voler porre il suo trono

al di sopra delle nubi e

di essere simile all’Altissimo".

Satana corruppe gli Angeli che erano a guardia delle realtà materiali, l’aria, l’acqua, la terra e il fuoco. Dio, adirato, lo punì. Gli sottrasse l’amministrazione dei cieli. Satana chiese a Dio ed ottenne per sette giorni di fare quello che volesse. Satana mise in ordine il mondo materiale e poi creò l’uomo.

 

"Da ultimo Satana pensò di far l’uomo

per averlo suo servo,

e prese del limo della terra

e fece l’uomo simile a sè

ed ordinò all’Angelo del secondo cielo

di entrare nel corpo di fango.

Poi prese il fango

e fece un altro corpo,

in forma di donna

ed ordinò all’Angelo del primo cielo

di entrarvi.

E gli Angeli piansero molto

vedendosi imprigionati

dentro una forma mortale,

nella diversità dei loro sessi."

Adamo ed Eva imparano l’atto sessuale per mezzo del Serpente e così generarono altri uomini " figli del Serpente e del Diavolo", perpetuando così di secolo in secolo, il regno di Satana. L’uomo era frutto di un disegno diabolico e non divino. Allora Dio mandò in questo mondo diabolico un Angelo, che aveva aspetto umano, Maria. Costei accolse in sè il Cristo, dando l’impressione di una nascita reale. Cristo sulla terra insegnò il suo Battesimo nello Spirito Santo. Quello del Battista era diabolico, perchè si serviva dell’acqua, elemento materiale. I miracoli erano apparenze e la croce era odiata e disprezzata e non da adorare, perchè lì, gli Ebrei, avevano ucciso il figlio di Dio. I Bogomili nelle loro case dovevano recitare il Pater Noster quattro volte al dì e quattro volte la notte; era l’unica preghiera ammessa perchè insegnata da Cristo stesso. I fedeli dovevano confessare pubblicamente i loro peccati e veniva loro posto sul capo il Vangelo, mentre i presenti invocavano lo Spirito Santo e recitavano il Pater. I fedeli destinati al sacerdozio venivano addottrinati e sottoposti ad ulteriori prove di vera fede. Poi durante l’ordinazione, i presenti sputavano sul neofita a simboleggiare il disprezzo per il vecchio uomo e l’odio per il demone che ci dimorava. Tutti poi mettevano la mano sul suo capo, attuando così il Battesimo spirituale. Disprezzavano gli altri cristiani, il cui clero teneva una cattiva condotta. Sul piano sociale erano dei ribelli all’ordine costituito. "Insegnano ai loro aderenti a non sottomettersi alle autorità, oltraggiano i ricchi, odiano gli imperatori, insultano i signori, ritengono che Dio rifiuti coloro che lavorano per l’imperatore e raccomandano ad ogni servo di non lavorare per il suo padrone".

Nel 1199 il Bogomilismo divenne religione di Stato in Serbia, Bosnia e Dalmazia, per scomparire verso la fine del XV secolo, in seguito alla conquista turca. Ci fu allora un passaggio in massa della nobiltà bosniaca alla fede musulmana. I Bogomili erano chiamati anche Fundaiti, cioè " portatori di bisaccia", vagabondi. Questi vagabondi, e anche le loro idee, verso l’XI secolo arrivarono in Europa Occidentale, contribuendo in modo determinante alla nascita del Catarismo.

 

BOGOMILI

Eretici che principiarono verso la fine del sec. XI e nel principio del XII e seguitavano gli errori di un certo medico, il quale copertosi con un abito da monaco girava il mondo per insegnare li suoi errori. Dopo aver fatto questo mestiere per più di 50 anni fu preso finalmente in Costantinopoli dove l’imperatore Alessio Comneno il Vecchio lo fece bruciare verso il 1118. Cesario di Heisterbach nel suo quinto libro cap. 2 dice che i Bogomili, discepoli di questo Basilio ammettevano i due principi, tutte l’altre bestemmie dei manichei e che bestemmiavano il corpo e il sangue di Nostro Signor Gesù Cristo, che dice di sapere benissimo, non già per averla udita dire ma per aver conversato sovente con loro nella cattedrale di Metz. Avaria Comnena nel suo primo libro racconta che i Bogomili riducevano il mistero dell’incarnazione di Cristo ad un fantasma, che insegnavano delle impurità che il rossore non le permetteva di raccontare.....

DIFFUSIONE DEL CATARISMO

IN FRANCIA: "..Queste eresie non hanno un contenuto teologico, ma morale, prendono le mosse non dalla filosofia speculativa, ma dal Vangelo; sono formulate non da teologi o filosofi, ma da laici, di poche lettere o analfabeti ( idiotae et sine litteris )".

Leotardo, contadino analfabeta, nell’anno 1004, abitante nel villaggio di Vertus, nella Champagne, fu punto da uno sciame d’api quando era nei campi. Fuori di sé per il dolore si precipitò a casa e prese la moglie a pugni e calci e la scacciò; corse in chiesa e spezzò l’immagine del Cristo e il crocifisso. Tutti lo consideravano pazzo per il dolore. Invece Leotardo si mise a dire che le api lo avevano illuminato, le api nel medioevo erano il simbolo della sapienza, e che le sue azioni corrispondevano alla norma evangelica. Leotardo fu presto seguito da numerosi seguaci, lieti di seguire il Cristo nello spirito del Vangelo. Ma il vescovo della diocesi lo chiamò e il contadino non fu in grado di giustificarsi. Fu dichiarato pazzo e fu abbandonato dai suoi seguaci. Leotardo, trovatosi solo, si gettò in un pozzo.

Questa è la prima apparizione in occidente di una setta eretica. C’è un improvviso entusiasmo che scatena comportamenti insensati, fa presa sulle anime semplici che cercano un modello vivente a cui ispirarsi. Poi tutto svanisce appena viene contrapposto un esempio convincente, fondato su argomentazioni razionali.

Sorsero eresie anche di tipo diverso, ad opera di chierici e nobili. Essi conducevano vita in comune in piccoli gruppi e facevano proselitismo con molta prudenza. Restavano per decenni indisturbati, ma quando venivano scoperti affrontavano la morte con letizia.

A Orleans nel 1022 avvenne un processo per crimine di eresia. Furono condannati due preti e undici partigiani al rogo, con l’accusa di manicheismo. La regina Costanza, moglie di Roberto di Francia e figlia del conte di Tolosa, Guillaume Taillefer III, confessò di essere una credente di quell’eresia .

 

IN ITALIA

Gerardo di Monforte ( Piemonte )

Nell’anno 1028 venne scoperto un gruppo di eretici a Monforte. L’arcivescovo di Milano, Ariberto, fece condurre da Monforte, l’eretico Gerardo, per essere interrogato sui contenuti dell’eresia in cui tanto credeva :

Gerardo : "...Rendo immense grazie a Dio Padre Onnipotente, al Figlio e allo Spirito Santo, perché voi tanto diligentemente procurate d’interrogarmi, e colui che dall’inizio vi conobbe nei lombi di Adamo, conceda che per lui viviate e per lui moriate, e che regnando con lui nei secoli dei secoli siate nella gloria. Vi farò sapere, qualunque sia l’animo con cui me lo chiediate, la mia vita e la fede dei miei fratelli. Lodiamo soprattutto la verginità; chi, invece, l’ha persa, può osservare la castità perpetua, col permesso del nostro superiore. Nessuno di noi ha rapporti intimi con la propria moglie, ma se la tiene amorosamente come madre o sorella.

Non ci nutriamo mai di carne; preghiamo senza interruzione e digiuniamo continuamente; i nostri superiori, a turno, pregano sempre, giorno e notte, affinché non passi ora senza orazioni. Abbiamo ogni nostra proprietà in comune. Nessuno di noi finisce la vita senza tormenti, onde possiamo sfuggire i tormenti eterni. Crediamo e confessiamo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Crediamo di poter essere legati o sciolti da coloro che hanno la potestà di legare e di sciogliere. Ci atteniamo al Vecchio Testamento e al Nuovo e ai Sacri Canoni, che leggiamo ogni giorno..."

Tutte queste cose diceva Gerardo, che a tutti i presenti apparivano grandi e terribili...

Ariberto: "Perché vi sposate se poi non procreate figli?"

Gerardo: "Se tutto il genere umano si congiungesse in modo da non sentire la corruzione, esso si riprodurrebbe senza coito, come le api."

Ariberto: "A chi spetta l’assoluzione dei vostri peccati? Agli apostoli, al vescovo o al sacerdote?"

Gerardo: "Abbiamo un papa, non quello romano, che ogni giorno visita i nostri fratelli dispersi per il mondo, e quando Dio ce lo concede, allora con somma devozione ci è donata l’assoluzione dei nostri peccati."

Ariberto: "La vostra vita in che modo finisce nei tormenti?"

Gerardo: "Se noi moriamo per le torture inflitte da uomini malvagi, siamo felici; se poi talvolta la morte viene secondo natura, chi ci è vicino, prima di esalare l’anima, in qualche modo ci uccide..."

Ed il vescovo Ariberto mandò moltissimi soldati a Monforte e li catturò tutti, prese anche la contessa di quel castello, che credeva in questa eresia. Condotti a Milano, per molti giorni per mezzo dei suoi sacerdoti, Ariberto si adoperò per reintegrarli nella fede cattolica. Si doleva moltissimo, temendo che le genti d’Italia fossero contaminate da questa eresia. Fu acceso un rogo straordinario e di fronte agli eretici fu alzata la croce del Signore. Ariberto fece questa legge: che fossero salvi tutti quegli eretici che, deposta ogni perfidia, avessero adorato la croce e confessata la fede che professa tutto il mondo, altrimenti fossero bruciati vivi dalle fiamme. E ciò fu fatto. Alcuni eretici venuti alla croce del Signore e confessata la fede cattolica, furono salvati; e gli altri, con le mani messe davanti al volto, si gettarono nelle fiamme e miseramente morirono ridotti in misere ceneri.

 

IN GERMANIA

Colonia, anno 1143.

Nell’anno 1143, Evervino di Steinfeld, premonstratense, scrive a Bernardo di Chiaravalle per informarlo di fatti eccezionali accaduti nella città di Colonia e gli chiede consiglio su come comportarsi nei riguardi degli eretici scoperti.

Questa è la loro eresia. Essi dicono che la chiesa è soltanto presso loro, al punto che essi seguono con coerenza le orme del Cristo e rimangono i veri imitatori della vita apostolica, perché non cercano le cose che sono del mondo, non possedendo case, ne’ campi, nè proprietà: così come Cristo non fu padrone di niente, neanche ai suoi discepoli è concesso di averne. "Voi invece - ci dicono - aggiungete casa a casa e campo a campo e cercate le cose che sono di questo mondo, così che anche coloro che sono ritenuti tra voi i più perfetti, come i monaci e i canonici regolari, benché non posseggano queste cose in proprio ma in comune, tuttavia possiedono tutte queste cose". Di se stessi dicono "noi poveri del Cristo, senza una sede stabile, fuggenti di città in città, come agnelli in mezzo ai lupi, sopportiamo la persecuzione come gli apostoli e i martiri: conducendo una vita santa e durissima nel digiuno e nella astinenza, perseverando giorno e notte in preghiera e lavori, e da questi ricerchiamo unicamente il necessario per vivere. Noi sopportiamo ciò poiché non siamo del mondo: voi invece che amate il mondo, avete pace con il mondo, perché siete del mondo. Pseudo apostoli, adulteratori della parola di Cristo, che hanno ricercato i propri interessi, hanno fatto uscire dalla retta via voi e i vostri padri. Noi e i nostri padri, generati apostoli, siamo rimasti nella grazia del Cristo e vi resteremo fino alla fine dei secoli. Per fare una distinzione tra noi e voi, il Cristo disse: "Dai loro frutti li riconoscerete". I nostri frutti consistono nel seguire le vestigia del Cristo". Nei loro cibi vietano ogni genere di latte... e di tutto ciò che è generato dal coito... Non si curano del nostro battesimo, condannano le nozze... Negano che sull’altare ci sia il corpo di Cristo, non hanno fede nel battesimo dei bambini... non confidano nei suffragi dei santi: aggiungono che i digiuni e le altre penitenze che sono fatte in remissione dei peccati non siano necessarie ai giusti e neanche ai peccatori "perché in qualunque momento il peccatore si pentirà, gli saranno rimessi tutti i peccati"... Non credono nel purgatorio dopo la morte... E pure disprezzano le preghiere dei fedeli o i sacrifici per i defunti. Conoscerai anche, o mio signore, che quelli che sono tornati alla chiesa, ci dissero che gli eretici sono una grandissima moltitudine sparsa in quasi ogni parte della terra e che tra loro vi sono parecchi dei nostri chierici e monaci... Sta bene in Dio.

Colonia, anno 1163.

Nell’anno 1163 gli eretici furono condotti fuori della città di Colonia e posti insieme sul rogo, accanto al cimitero degli ebrei... vi era tra loro una fanciulla, bella di aspetto, ma eretica, sottratta al rogo grazie all’intercessione di alcuni uomini i quali promisero che o sarebbe stata riconsegnata al marito, oppure, se questa eventualità fosse sembrata più opportuna, sarebbe stata collocata in un monastero. Ella si disse d’accordo, ma solo a parole: infatti, ...sfuggì dalle loro mani e coperto il volto con la veste, si gettò nelle fiamme.

(Continua)